DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

La fine del Duce: Marinelli legge Scurati

L’uomo che cade. E cadendo si trascina dietro un’intera epoca. È il collasso fascista. Mentre l’Italia ha imparato a...

L’uomo che cade. E cadendo si trascina dietro un’intera epoca. È il collasso fascista. Mentre l’Italia ha imparato a...

L’uomo che cade. E cadendo si trascina dietro un’intera epoca. È il collasso fascista. Mentre l’Italia ha imparato a...

L’uomo che cade. E cadendo si trascina dietro un’intera epoca. È il collasso fascista. Mentre l’Italia ha imparato a resistere. O almeno una parte. S’inizia a intravedere l’alba democratica. Il nuovo romanzo di Antonio Scurati (il quinto del progetto mussoliniano) si concentra sugli ultimi due anni del Duce: dal 1943 al 1945. Aprendo interrogativi su come il Paese abbia fatto i conti con il proprio passato; sui finali sanguinari e da operetta; sulla guerra civile che almeno ora è chiamata col suo nome. Ma se “M. La fine e il principio“ (Bompiani) continua a occupare i posti alti delle classifiche, meno scontato ritrovarlo già a teatro. Merito del Piccolo, che già alcuni anni fa aveva prodotto “M Il figlio del secolo“ firmato da Massimo Popolizio. Legame solido quello fra il palcoscenico e lo scrittore. Che questa volta si concretizza in un evento speciale, sorta di lettura spettacolarizzata, solo stasera alle 20.30 al Piccolo Teatro Strehler. Un appuntamento nato in collaborazione con The Italian Literary Agency. E affidato in scena a Luca Marinelli (foto). Con lui Barbara Chichiarelli e Francesco Russo. Mentre l’adattamento drammaturgico è a cura di Lorenzo Pavolini. Una partitura polifonica. Di voci e di visioni. Mosaico di lettere, profili storici, storie minime e universali. Dove l’atroce si alterna al banale, il crudele al patetico. Con Milano al cuore delle vicende. Non facile da affrontare. Figurarsi se si pensa a via Rovello e alla sua storia nera. Una narrazione. Che non pretende di essere lezione di storia. Ma solo la condivisione di un racconto. Di quel fragile, tentennante risveglio della coscienza collettiva. Musiche di Rodrigo D’Erasmo e Mario Conte.

Diego Vincenti