Per il mondo della musica è lui il personaggio dell’anno, per la nostra città, per chi ama la classica Emmanuel Tjeknavorian è un cambiamento importante. Con lui la musica non sarà più quella di prima. Violinista acclamato nel mondo, direttore d’orchestra, ora guida l’Orchestra Sinfonica di Milano. Nato a Vienna nel 1995 in una famiglia di musicisti armeni, dirige la Sinfonica nella Nona di Beethoven; oggi all’Auditorium alle 16, lunedì, martedì alle 20 e mercoledì alle 16. Con l’Orchestra Sinfonica, il Coro Sinfonico di Milano diretto da Massimo Fiocchi Malaspina; Elisabeth Breuer soprano, Caterina Piva mezzosoprano, Katleho Mokhoabane tenore, Jusung Gabriel Park basso. Talentuoso, empatico, Tjeknavorian si racconta.
Maestro cosa significa, per lei, eseguire per la prima volta a Milano, la Nona?
"Dirigerla al giro di boa dell’anno assume un significato profondo. La Sinfonia è un viaggio - dall’oscurità alla luce, dal caos all’unità - e rispecchia la speranza universale che portiamo con noi per il nuovo anno. Quando ci lasciamo alle spalle un passato e ci avviamo al nuovo, la Nona diventa meditazione condivisa su resilienza, rinnovamento e l’inesauribile capacità umana di gioia. Non è solo musica, ma una dichiarazione spirituale, un invito a riflettere su ciò che ci lega come comunità globale".
E nel momento di passaggio fra un anno e l’altro?
"In questi tempi, in cui il mondo sembra fratturato da divisioni e incertezza, la Nona porta con sé un messaggio senza tempo di solidarietà e pace. Beethoven ha composto il capolavoro in mezzo alle sue lotte, ma è andato oltre la disperazione personale per creare una visione di armonia universale. Questo risuona profondamente oggi: ci ricorda che in mezzo alle turbolenze possiamo immaginare e lavorare per un futuro migliore. Eseguirlo ora significa risvegliare il suo appello alla fratellanza e affermare i valori che uniscono".
In anni di conflitti cosa comunicano i versi di Schiller?
"Ascoltare l’Inno alla Gioia nel contesto del suo ruolo di Inno europeo aggiunge strati di significato. Simboleggia un patrimonio condiviso e l’aspirazione all’unità tra le nazioni. Al di là delle sue associazioni politiche, trascende confini, culture e ideologie. Oggi possiamo considerarlo non solo come un ideale europeo, ma come inno universale, che ci ricorda che la gioia e la fraternità non sono limitate a un continente o a un popolo, ma sono il diritto di nascita di tutta l’umanità".
Papa Francesco ha aperto il Giubileo nel segno della speranza. Cosa significa sperare?
"Per me è un atto di coraggio e fede, la convinzione che, nei momenti più bui, c’è una luce. È l’energia che ci spinge avanti, la forza che ci porta a creare, a guarire e a connetterci. La speranza non è passiva; richiede di impegnarci con il mondo e gli altri. Nella musica trovo la metafora della speranza: ogni nota anticipa la successiva, ogni risoluzione un nuovo inizio".
Cosa darà e cosa pensa di ricevere dalla Sinfonica?
"Questa nomina è un onore e una responsabilità. Spero di portare la mia visione, la passione e la dedizione. Darò il massimo per onorare la tradizione dell’Orchestra, e ispirare nuove vie. Quel che riceverò sarà altrettanto grande: l’energia creativa di musicisti straordinari, il calore del pubblico e la possibilità di crescere insieme attraverso l’arte. Questa collaborazione non riguarda solo l’esibizione, ma la costruzione di qualcosa di duraturo per Milano e non solo".
Come vive queste giornate di festa?
"Dalle mie origini armene traggo il senso della famiglia, della resilienza e della gratitudine, valori celebrati in rituali che ci collegano ai nostri antenati. Da quelle austriache l’amore per la musica, la riflessione. Amo queste festività: sono una sinfonia di gioia, memoria e attesa".