La rassegna sul teatro non allineato di César Brie

A Milano, César Brie festeggia 50 anni di teatro non convenzionale. Alla Comuna Baires e a Campo Teatrale, propone spettacoli e incontri unici.

César Brie, anima di Campo Teatrale

César Brie, anima di Campo Teatrale

Un maestro, certo. Ma non allineato. Con lo sguardo da ragazzino. Di chi da mezzo secolo continua a cercar l’uomo in qualche angolino nascosto del palcoscenico. Quasi non ci si crede. Eppure sono già cinquant’anni che César Brie ha scelto il teatro come seconda casa. E di portarlo ovunque: nelle istituzioni più prestigiose e nei centri sociali, nelle fabbriche occupate e perfino sulle Ande, fra i campesinos boliviani. A Milano è stato fra i fondatori della Comuna Baires. Ma da vent’anni è (soprattutto) a Campo Teatrale che lavora e che insegna. Un’affinità elettiva quella con lo spazio di via Cambiasi. Che non a caso ha deciso di dedicargli un’ampia parte di stagione, per festeggiare questo lunghissimo tratto di carriera.

Si inizia oggi alle 20 con “Il mare in tasca“, titolo che da tre decenni viene proposto in Europa e Sudamerica. Un cult. Dove si racconta di un attore che all’improvviso si trova ad interrogarsi sui temi legati alla spiritualità e all’impegno sociale. Un flusso di parole in bilico fra il manifesto e la confessione autoironica. Da sabato arriva invece “Re Lear è morto a Mosca“, nove artisti in scena per un’avventura umana che rispolvera una pagina dimenticata della storia teatrale russa. Con più calma da febbraio in avanti arriveranno poi “Albero senza ombra“, che torna alla drammatica esperienza boliviana, “Ero“ e “Nel tempo che ci resta“. Ma in cartellone anche una serie di incontri e di eventi che segneranno tutta la programmazione dei prossimi mesi. Auguri.

Diego Vincenti