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Cultura e Spettacoli

La sospirata ristampa: "Il capolavoro di Furet ci aiuta a comprendere l’ideologia di Putin"

Berlusconi Editore ripropone “Il passato di un’illusione“ dopo 30 anni. Valensise: lo storico francese capì meglio di tutti giacobini e comunisti.

La sospirata ristampa: "Il capolavoro di Furet ci aiuta a comprendere l’ideologia di Putin"

Berlusconi Editore ripropone “Il passato di un’illusione“ dopo 30 anni. Valensise: lo storico francese capì meglio di tutti giacobini e comunisti.

Mingoia

Sono passati quasi trent’anni dalla prima edizione italiana, targata Mondadori, de Il passato di un’illusione, uno dei saggi più importanti dello storico francese François Furet. Il libro è stato appena ristampato da Silvio Berlusconi Editore, sempre curato dalla traduttrice del 1995, Marina Valensise, giornalista, studiosa, dal 2012 al 2016 direttrice dell’Istituto italiano di cultura di Parigi, dal 2019 consigliere delegato dell’istituto nazionale del dramma antico (INDA). "Il passato di un’illusione è un libro molto importante, sono contento che la Silvio Berlusconi inauguri il suo progetto editoriale con questo saggio di cui si sentiva la mancanza nelle librerie – sottolinea Valensise –. Da vent’anni era caduto nell’oblio. Ma io, da cinque o sei anni, cercavo di sollecitarne la ristampa. Tanto più che con l’invasione russa dell’Ucraina è emersa in tutta la sua urgenza la necessità di capire non solo il mondo post-comunista, ma il mondo comunista da cui questo dittatore scellerato, Vladimir Putin, attinge per avviare una nuova dinamica nazionalista e neoimperialista. Ma è un libro importante anche per un altro motivo".

Quale?

"Mette l’Europa dei colti davanti alle proprie responsabilità. Il saggio parla della storia dell’idea comunista e dunque dell’illusione comunista: pensare che ci fosse una dimensione scientifica nella realizzazione di una dittatura del proletariato. Questa è l’idea chiave intorno alla quale ruota il libro di Furet, che fino al 1956 fu iscritto al Partito comunista francese, dal quale si allontanò dopo l’invasione sovietica dell’Ungheria. Come storico, Furet ha dedicato la sua vita alla storia della Rivoluzione francese, del giacobinismo e del Terrore".

Furet analizza anche i legami tra Rivoluzione francese del 1789 e Rivoluzione comunista dell’ottobre 1917.

"Sì, è vero. In questo senso il suo saggio più importante è probabilmente Penser la Révolution française, pubblicato nel 1978 (il saggio è stato pubblicato in Italia da Laterza a partire dal 1980 con il titolo Critica della Rivoluzione francese, ndr). Furet parla di questi temi anche nelle prime 50 pagine del Passato di un’illusione e dopo trent’anni rileggere quelle pagine conferma la grandezza dello storico francese. Perché all’indomani della caduta del Muro di Berlino del 1989, Furet è stato in grado di rimettere insieme tutti i pezzi della storia europea e raccontare l’implosione del comunismo, che ha lasciato dietro di sé un vuoto cosmico. Da qui bisogna partire per comprendere le velleità neoimperialiste e neozariste di Putin".

Putin è stato un membro del Kgb, ma da molti è considerato un autocrate di destra. Lei come lo definirebbe?

"Putin è una figura tragica del XXI Secolo, perché è il risultato delle tragedie del XX Secolo. Il risultato della tragedia comunista – Putin spesso ricorda che il giorno più triste della sua vita fu quando cadde l’Urss – e della tabula rasa che la caduta del comunismo provocò in Russia. Ora il dittatore persegue l’obiettivo, anzi l’illusione, di riconquistare la grandezza per il suo Paese attingendo al mito della Russia comunista, che fu in grado di tenere a bada in nome dell’ideologia centinaia di nazionalità diverse, e al mito zarista delle conquiste imperiali".

Tornando al libro di Furet, sembra attuale anche la sua analisi del concetto di antifascismo.

"Furet è stato uno dei primi ad analizzare i legami profondi tra comunismo, fascismo e nazismo. Tutti e tre erano accomunati dallo stesso odio nei confronti della società borghese. Il loro obiettivo era contrastare l’egoismo borghese attraverso il sequestro dei mezzi di produzione da parte dello Stato – il comunismo – o in nome della nazione – il fascismo e il nazismo. Furet, inoltre, nel Passato di un’illusione, per la prima volta, affronta il tema dell’antifascismo democratico con una grande libertà di critica. In Italia l’antifascismo democratico è stato una trappola ideologica, soprattutto per il Msi, erede del partito fascista, che però ha purgato questa sua eredità con 60 anni di vita parlamentare. Il Msi, ancor prima di An, ha operato in Italia con la legittimazione del voto popolare. Il passato di un’illusione, dunque, è particolarmente rilevante in Italia, perché ci insegna a individuare le trappole dell’ideologia comunista".

Lei ha conosciuto bene Furet. Che tipo era umanamente?

"Conobbi Furet all’inizio degli anni Ottanta, quando, da borsista della Fondazione Luigi Einaudi di Torino, andai a Parigi per approfondire le mie ricerche sulla storia della regalità alla vigilia della Rivoluzione francese. Furet mi accolse nel suo seminario e ci capimmo subito, perché era un uomo molto aperto e attento alle giovani generazioni".

Perché lo storico italiano Renzo De Felice definì Furet "antipatico"?

"In realtà Furet era una persona simpatica, spiritosa e alla mano. Ma era anche estremamente timido e mascherava questa sua timidezza con una certa aggressività e intransigenza. Di primo acchito, quindi, poteva risultare insopportabile".