STEFANIA CONSENTI
Cultura e Spettacoli

La storia del campo di Mauthausen. Le immagini dell’orrore in mostra

L’esposizione con le foto realizzate dalle SS in occasione degli ottant’anni dalla Liberazione dei campi. Realizzata in collaborazione col museo della città austriaca, offre ai visitatori una vasta documentazione.

L’esposizione con le foto realizzate dalle SS in occasione degli ottant’anni dalla Liberazione dei campi. Realizzata in collaborazione col museo della città austriaca, offre ai visitatori una vasta documentazione.

L’esposizione con le foto realizzate dalle SS in occasione degli ottant’anni dalla Liberazione dei campi. Realizzata in collaborazione col museo della città austriaca, offre ai visitatori una vasta documentazione.

Quasi 200mila donne e uomini di oltre 50 nazionalità diverse furono deportati dai nazisti nel campo di Mauthausen, che fu aperto nel 1938 e fu l’ultimo a essere liberato, il 5 maggio 1945. Oltre 90mila vi trovarono la morte dopo inenarrabili tormenti.

Di questi, oltre 4.500 erano italiani, la gran parte di loro deportati politici. Sono passati ottant’anni dalla liberazione dei campi di concentramento e per ricordarlo l’Aned (Associazione nazionale Ex deportati nei campi nazisti) presenta la mostra “La storia dietro le immagini. Foto del campo di Mauthausen”, inaugurata ieri alla presenza di Barbara Glück, direttrice del Mauthausen Memorial, e Stephan Matyus, curatore, visitabile alla Casa della Memoria sino al 2 marzo, ingresso gratuito.

L’esposizione, promossa dal Museo-Memoriale di Mauthausen e resa unica dalla collaborazione tra numerosi enti e associazioni di superstiti che hanno messo a disposizione i loro archivi, riunisce un’impressionante documentazione fotografica del campo di concentramento di Mauthausen e dei suoi campi satellite. In mostra ci sono le foto realizzate dalle SS (documenti sulla gestione del campo e propaganda) mentre dal 5 maggio 1945 in poi lo sguardo che si offre ai visitatori è quello dei liberatori americani e degli ex-prigionieri. A Mauthausen, Gusen e Ebensee i fotografi dell’US Signal Corps (il Servizio d’informazione americano) tentarono di esprimere attraverso le immagini l’orrore, lo shock provato in quei giorni. Infine, viene rappresentato il punto di vista degli ex prigionieri. In particolare di un gruppo di spagnoli che salvarono dalla distruzione i negativi trafugati alle SS.

L’insieme di tutto rende la complessità dell’universo concentrazionario.