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Ultima tappa milanese per le semifinali del Premio Internazionale Antonio Mormone, finale a giugno alla Scala. Ellie Choi (nella...
Ultima tappa milanese per le semifinali del Premio Internazionale Antonio Mormone, finale a giugno alla Scala. Ellie Choi (nella foto), accompagnata dal pianista Vsevolod Dvorkin, è l’ultima candidata a esibirsi al Teatro Rosetum, lunedì alle 20.30 alla presenza di un giurato in incognito. La violinista statunitense ha vinto il quarto premio al Concorso Reine Elizabeth di Bruxelles, si è già esibita in prestigiose sale quali Carnegie Hall di New York ed è considerata una vera leonessa, dotata di tecnica sopraffina e grande presenza scenica. In programma di Tartini la "Sonata in Sol minore"; di Strauss "Violin Sonata, Op.18"; di Franz Waxman "Carmen Fantasy". Cordiale ed empatica Choi premette: "Non io ho scelto il violino, lui ha chiamato me".
Cosa significa oggi partecipare a un concorso? "Un’esperienza preziosa, mi ha aiutato a capire quali sono i miei obiettivi. È anche un banco di prova: per natura i concorsi si svolgono in una situazione “ostile“, sai di essere giudicato. Riuscire a superare quella pressione è una palestra fondamentale per noi artisti".
È arrivata quarta al premio Queen Elisabeth. Perché ha voluto riprovare? "Il Premio Mormone ha le condizioni perfette per una grande competizione: processo di selezione, qualità della giuria. Tutti questi elementi lo rendono uno dei più interessanti oggi".
Come ha scelto i brani? "Il modo in cui scegli i tuoi pezzi svela molto sul tuo essere artista, sulla sua vita. Questi pezzi mi rappresentano, spero di tirar fuori il meglio di me".
Quando ha scoperto la musica? "Mia madre è una pianista. Fin da piccola, ero ai suoi concerti ma non voleva restassi in sala perché piangevo ascoltandola, l’aspettavo dietro le quinte e mi lasciavo avvolgere dalla musica. Quando rientravo dalla scuola d’infanzia andavo dritta alla libreria e sceglievo un cd, un vinile per ascoltarlo".
È riuscita a visitare Milano? "La prima volta, due anni fa: amore a prima vista. Alloggiavamo vicino al Duomo, ho visitato Pinacoteca di Brera e il quartiere che la circonda. Milano ha un’atmosfera sofisticata, inimmaginabile altrove. Amo l’equilibrio tra tradizione e innovazione, specie nell’architettura. E poi sì, il cibo! Assaggio solo cose buonissime che non vedo l’ora di ritrovare".
Grazia Lissi