
La scrittrice Sabrina Scampini
Milano, 21 maggio 2016 - Essere donna, madre e lavoratrice in Italia: un’impresa non da poco, difficile e troppo spesso ostacolata e rallentata. Nasce dalla propria esperienza professionale il libro di Sabrina Scampini, giornalista e ora autrice del volume «Perché le donne valgono» edito da Cairo Editore. Interessata già da tempo alla questione delle donne in Italia la Scampini, dopo essere diventata madre due volte e aver toccato con mano la situazione lavorativa del Paese, ha deciso di informarsi, analizzare la situazione attuale, confrontando come stanno le donne nel resto del mondo rispetto a quelle italiane. Il risultato? Non solo differenze di salario ma anche l’inaccessibilità ai ruoli di comando nelle aziende e lo sconfortante dato di migliaia di madri costrette a lasciare il loro lavoro dopo aver dato alla luce il primo figlio.
Che situazione ha riscontrato? «Molto diversa da quella che sembra alla maggior parte della gente. Questo dato mi colpisce moltissimo; si tende infatti a voler sottovalutare. Rispetto ad altri paesi siamo molto indietro e non ce ne preoccupiamo. Le donne che lavorano in Italia sono meno, guadagnano meno e spesso devono ricorrere al part time per portare avanti la famiglia e così escono dai giochi, rinunciando alla carriera. È necessario che le donne capiscano che non devono mollare e quando serve devono chiedere aiuto al marito. Per questo è di fondamentale importanza la legge sulla genitorialità condivisa. Per fare questo però serve un profondo cambiamento culturale, che sicuramente richiederà anni, ma che attraverso leggi giuste cambi le abitudini di noi italiani e soprattutto di noi donne».
In cosa le donne valgono? «Hanno indubbiamente una maggiore capacità a fare più cose e contemporaneamente. Inoltre hanno la capacità di relazionarsi, arrivando a decisione condivise. E poi sono più strutturate. Nei secoli le donne hanno dimostrato di saper fare tutto. Sono un vero e proprio valore economico per un Paese. Quando ho scoperto che 9 mila miliardi ogni anno si perdono non riconoscendo un valore alle donne mi sono sconvolta».
Maternità e lavoro: due cose inconciliabili? «Il problema principale è che la maggior parte quando scopre di aspettare un bambino smette di lavorare e così rinuncia ad una parte fondamentale di se stessa. Mancano le strutture e i supporti. E poi bisogna responsabilizzare maggiormente i padri come nel resto d’Europa. Nella cultura italiana è radicata l’idea che la cura della casa e della famiglia siano di competenza femminile. Questo impedisce alle donnedi fare altre cose, come lavorare a tempo pieno. Se gli uomini lavorassero di più in casa, loro ne sarebbero avvantaggiate. Bisogna riequilibrare i ruoli».
Cosa dire alle donne? «Di avere coraggio. Mi auguro di non dovere più sentire che è necessario andare all’estero per avere un futuro migliore».