In viaggio per Milano sul double-decker di Alessio Lega e Giangilberto Monti. La loro ultima fatica letteraria “Strà Milano”, infatti, è una specie di “hop-on hop-off” alla scoperta degli angoli musicali della città. Anzi, uno stradario cantato, per dirla col sottotitolo, in cui i testi di Giovanni Danzi, Nanni Svampa, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Gianfranco Manfredi, Ivan della Mea, Roberto Vecchioni e tanti altri ancora disegnano una metropoli sorprendente "dove ogni angolo custodisce una canzone e ogni canzone narra una storia". Una topografia urbana che con la spina attaccata diventa sentimentale. "L’ispirazione viene da un volume di Boris Vian, il ‘Manual de Saint-Germain-des-Pres’, che guarda alla Parigi musicale degli anni Cinquanta attraverso l’ottica della guida turistica - racconta Monti - Idea geniale, che ho provato a traslare su Milano".
Avventura condivisa con Lega. "Sì. Lui è un amante del canto sociale, un barricadero a cui non pensavo interessasse immergersi in un progetto del genere. E invece. Il fatto, poi, che io sia nato qua mentre lui a Lecce ci offre la possibilità di mettere a confronto due visioni completamente diverse della città. Così, in questo nostro viaggio musicale lui ha curato la prima parte del volume concentrandosi sulle passeggiate musicali, individuando alcuni itinerari, mentre io mi sono concentrato soprattutto sulle strade e i quartieri".
Come lo definirebbe? "Questa ‘mappa da ascoltare’ non è un canzoniere, ma contiene citazioni attinte da almeno un centinaio di canzoni. Che alla fine disegnano una città multiforme, impegnativa, ma straordinaria. In cui credo ci sia ancora dell’inclusione".
Quali sono le canzoni su Milano con cui lei è cresciuto? "Jannacci praticamente ce l’avevo in casa, perché mio padre fisicamente gli assomigliava moltissimo. E poi aveva tutti i suoi dischi. Mentre mia madre amava la ‘chanson’ e i francesi. A tredici-quattordici anni ascoltavo il beat, le canzoni di protesta, un mondo orbitava tra Milano e Roma, perché la discografia al tempo stava là, quindi Dik Dik, Equipe 84, che mi hanno fatto crescere mixando nella mia mente ‘Faceva il palo’ con ‘Io ho in mente te’. Attorno ai diciotto anni sono andato una sera ad ascoltare I Gufi per far colpo su una ragazzina e ho capito che sarebbe stato bello scrivere canzoni".
Un’attenzione particolare? "A citare pure personaggi che stanno dietro alle canzoni. Gente come Umberto Simonetta vicinissimo al Gaber del primo periodo, quel Beppe Viola a cui si debbono alcune sorprendenti intuizioni di Jannacci, o Andrea Lo Vecchio, decisamente importante per il Vecchioni che fu. Figure senza le quali la canzone di questa città avrebbe perso qualcosa".
L’ultimo capitolo l’avete “appaltato” a Danilo Giovanni Guberti. "Per parlare di rap e trap, connessi fortemente alle periferie s’è soffermato sulla tecnica delle barre, citando testi che non sono sempre condivisibili anche se rappresentano realtà capaci di offrire un’idea di questo mondo. Non certo una glorificazione, quindi, ma un modo per sottolineare l’impoverimento del linguaggio utilizzato per raccontare la vita di strada rispetto a prima. Basta accostare i testi per rendersene conto e scoprire un J-Ax che rispetto a Baby Gang sembra Ungaretti".
D’altronde siamo in un periodo buio. "E come diceva Brecht, quando ci sono i tempi bui canterò i tempi bui. Essendo un vecchio ragazzo settantaduenne, posso ricordare i bei tempi andati senza nascondermi, però, che nella musica qualcosa di buono si può sempre fare. Bisogna, però, rimboccarsi le maniche".
Il quartiere più presente nelle canzoni? "I primi che vengono in mente sono i Navigli, Gratosoglio, anche se io sono particolarmente legato a Corvetto perché è quello dov’è nata la mia prima band, in cui suonavo il basso elettrico, tra le quattro pareti di una sala parrocchiale che condividevamo con I Giganti. Le mie storie di periferia sono nate lì. Ora Corvetto è un po’ degradato, ma ancora pieno di gente e di vita; un quartiere complesso, con tante Milano dentro. Non per niente la prima presentazione del libro l’abbiamo fatta alla Biblioteca di via Oglio".