“Le notti bianche“ fra sogno e realtà

Un sognatore. Sulle rive della Neva. Una passeggiata notturna, in quel periodo in cui al nord il sole tramonta...

Alma Poli e Diego Finazzi protagonisti de “Le Notti Bianche“ in scena al teatro Litta da oggi al 19 gennaio

Alma Poli e Diego Finazzi protagonisti de “Le Notti Bianche“ in scena al teatro Litta da oggi al 19 gennaio

Un sognatore. Sulle rive della Neva. Una passeggiata notturna, in quel periodo in cui al nord il sole tramonta dopo le 22. E improvvisamente la vita che prende una svolta, si ribalta e se la ride di fronte a un nuovo (grande) amore. Qualcuno avrà già riconosciuto la trama de "Le notti bianche", breve romanzo giovanile di Dostoevskij, colmo di sentimentalismo ma in cui già s’intravedono tematiche successive. Un’opera dal profondo respiro letterario. Eppure spesso trasferita a teatro, con una certa fortuna. Come è successo anche al progetto della scorsa stagione di Stefano Cordella, ex-regista Oyes ma che da tempo ha deciso di ballare da solo. Con ottimi risultati. In aprile l’attesissimo "Improvvisamente l’estate scorsa", un Tennessee Williams che segna la sua prima regia per il LAC di Lugano. Ma nel frattempo al Litta torna "Le notti bianche", da domani al 19 gennaio in corso Magenta. Riscrittura di Elena Patacchini. Con in scena Alma Poli e Diego Finazzi. Protagonisti di un amore che sfuma via, come una nebbia mattutina. Mentre ci si muove in bilico fra sogno e realtà. "È stato il primo spettacolo che ho interpretato come attore, appena diplomato – spiega Cordella –. E rileggendo alcune cose del passato, mi sono accorto di avere il desiderio di osservare il testo dal punto di vista del regista, provando a fare i conti con questa visione dostoevskijana del sogno, dopo quindici anni di teatro. Perché inizialmente affronti il tema in maniera più ingenua, positiva, molto legata all’innamoramento. Poi ti accorgi che i contorni cambiano. E questa dimensione ideale assume la forma dell’ossessione, allontanandoti dalla vita reale e spingendoti ad attraversare lo specchio, verso una più lucida consapevolezza". Un classico. Ma riletto nella contemporaneità. E privo di naturalismo. Per andare a comporre una bolla sospesa. Onirica. È la solitudine ad attendere il timido sognatore. Mentre Nasten’ka si allontana con quell’uomo che stava aspettando da tempo.

Diego Vincenti