Milano, 19 dicembre 2024 – “Nel lungo viaggio in mezzo ai bonsai, la pace troverai…”. Magari, verrebbe da dire. Confidando in un pizzico di magia. Ma per fortuna, nonostante i costumi da geisha e quelle inedite atmosfere Sol Levante, per trovare la pace non è necessario andarsene nell’estremo Oriente. È sufficiente farsi una gita ad Assago.
Al Teatro Repower. Dove dal 30 gennaio debutta la nuova produzione dei Legnanesi: “Ricordati il bonsai”, scritto da Mitia Del Brocco, in replica speciale per San Silvestro e poi in lunghissima tenitura fino al 16 febbraio. E come fanno lo sanno solo loro.
Ovvero il regista Antonio Provasio, Enrico Dalceri (autore di scene, musiche, costumi) e Italo Giglioli. Anche se per tutti sono la Teresa, il Giovanni, la Mabilia. Che dopo una stagione trionfale con oltre 160mila spettatori, tornano a proporre la rivista italiana versione nuovo millennio. En travesti, ovviamente. E con il dialetto come base linguistica e culturale di riferimento. Per un progetto che compie incredibilmente 75 anni. Visto che era il 1949 quando Felice Musazzi e Tony Barlocco, metalmeccanici della Franco Tosi, insieme a Luigi Cavalleri s’inventarono dal nulla la famiglia Colombo. Che oggi, ancora prima di cominciare, ha già programmato 150 date in tutta Italia.
"Il segreto della nostra longevità si nasconde in una sensibilità comica che non scade mai nel volgare – sottolineano i Legnanesi –. Mentre le risate riescono ad essere attuali senza perdere il contatto con la tradizione e con quello che il pubblico vuole vedere. Perché ormai la Teresa, il Giovanni e la Mabilia sono diventate maschere, in cui ognuno vede riflesso qualcuno della propria famiglia. E l’equilibrio sta proprio nello stare al passo con i tempi senza allontanarsi da quel gusto riconoscibile, dalla cultura e dal dialetto”. Spazio allora ai Colombo. Al loro cortile.
Che questa volta viene travolto dall’insolita richiesta di un’amica: andare in Giappone per prendersi cura di uno sconosciuto, in cambio di una futura, cospicua eredità. Il resto ce lo si può immaginare. "Il Giappone ha una storia millenaria – spiega Mitia Del Brocco – ma al contempo è all’avanguardia nella tecnologia e nella cultura contemporanea. Per me i Legnanesi rappresentano proprio questo dualismo: la famiglia Colombo incarna la tradizione popolare, ma con una modernità che li rende attuali e riconoscibili anche nel mondo di oggi”. Un mondo affrontato a colpi di gag e di canzoni. Di danze e di paillettes.
Mentre gli abiti consunti delle case di ringhiera, lasciano spazio ai più raffinati kimoni. Insieme alla consapevolezza di parlare a un pubblico sempre più vasto. “Dentro il lungo percorso di questi anni siamo riusciti a ringiovanire anche il dialetto – conludono i Legnanesi –, che comunque già di suo ha avuto un’evoluzione. C’è stata una sorta di italianizzazione, l’invenzione sul palco di un vero e proprio italian-dialetto. Processo necessario, vista l’incredibile espansione nazionale che abbiamo avuto nelle ultime stagioni. Ma le battute principali, i momenti clou rimangono nella nostra lingua, che ci si trovi a Milano, Roma o Napoli. Anche se subito dopo magari le ripetiamo in maniera più chiara per tutti. D’altronde è per noi un aspetto fondamentale, insieme ad altre parole d’ordine come tradizione e radici”. E non a caso ci si ritrova nuovamente sotto le feste. Anche quello è un rito. Come se si andasse a salutare i parenti. Che i Legnanesi sono ormai tradizionali come il panettone. Quello classico. Coi canditi. Senza troppe paturnie.