MASSIMILIANO MINGOIA
Cultura e Spettacoli

Libri sotto l’albero, Milano in 7 sensi. Dai cachi di Verdi all’arte di ridere

Il saggio di Marco Dell’Acqua racconta la città partendo dal gusto e arriva all’umorismo e all’umanità "Il capoluogo lombardo è stato reso grande da chi non è nato qui e ha sempre la capacità di rialzarsi".

Piazza del Duomo con l’albero di Natale installato per le festività

Piazza del Duomo con l’albero di Natale installato per le festività

Nell’introduzione del suo libro “Milano in tutti i sensi“ (Laurana Editore, 295 pagine, 15 euro), il giornalista e scrittore Marco Dell’Acqua scrive: "La speranza è quella di sorprendere chi legge". Missione compiuta, perché nel viaggio nella storia e tra i personaggi che hanno reso grande il capoluogo lombardo – storia che nel saggio è divisa a seconda dei cinque sensi udito, vista, gusto, olfatto e tatto, più il senso dell’umorismo e il senso di umanità – ci sono particolari e curiosità che molti milanesi ignorano.

Dell’Acqua, partiamo dalle curiosità su Milano... "Giuseppe Verdi non lo inserisco nel capitolo sull’udito, la scelta più naturale vista la sua grande musica". In quale capitolo, allora? "Nel gusto, perché Verdi è il primo ad aver portato i cachi in Italia". Il frutto arancione? "Esattamente. Verdi li aveva assaggiati a Parigi e quando è tornato in Italia si è fatto mandare le piante per coltivarle anche nel nostro Paese, nella sua tenuta di Sant’Agata".

Un’altra curiosità? "C’è un sito Internet che indicizza per tutte le città del mondo la persona più citata nata in quel luogo". Per Milano è Manzoni o Verdi? "No, è Caravaggio, che fino al 2007 non si sapeva neanche che fosse nato a Milano. Ma c’è anche un rovescio di questa medaglia". Quale? "Tanti personaggi che hanno reso grande Milano non erano nati in questa città". Qualche esempio? "Leonardo da Vinci, Giuseppe Verdi, Giorgio Armani, Giulio Natta (il premio Nobel per la chimica nel 1963, ndr), Dario Fo... E potrei andare avanti".

In realtà questa forse è una delle principali caratteristiche della città, cioè la capacità di accogliere e integrare. O no? "Proprio così. Milano ti dà la possibilità di esprimerti, in tutti i campi del sapere. Milano è la città del fare. Ma ha anche un’altra grande forza". A cosa si riferisce? "Alla capacità di rialzarsi. È successo dopo la Seconda Guerra Mondiale, dopo gli Anni di Piombo, dopo lo scandalo di Tangentopoli. Nel 1993 Milano aveva avuto l’onta di avere un commissario prefettizio. Come se fosse stata amministrata dalla mafia. E in quei mesi era pure esplosa la bomba in via Palestro. Eppure dopo pochi anni è rinata".

Oltre ai cinque sensi canonici, nel suo libro ne ha aggiunti altri due: umorismo e umanità. "L’umorismo fa parte della milanesità. Un umorismo particolare. Quando Renato Pozzetto e Massimo Boldi hanno fatto “Canzonissima“ nel 1974, Raffaella Carrà a un certo punto non li voleva più perché sosteneva che fuori da Milano non facevano ridere". E l’umanità? "A Milano c’è un punto che unisce cose apparentemente molto distanti. In viale Toscana c’è il Campus della Bocconi e di fianco c’è Pane Quotidiano, che distribuisce cibo ai poveri ogni giorno. Non è finita. La Bocconi ha inventato una App per aiutare Pane Quotidiano a gestire le eccedenze di cibo. Una collaborazione che deve far riflettere".