Assago (Milano), 7 settembre 2017 - Domani e sabato ad Assago per Ligabue la strada non conta, l’importante è sapere che la voce va. Già perché, una volta in scena, non sarà facile per lui alzare lo sguardo verso quelle gradinate su cui a marzo è naufragata l’ostinata speranza di portare avanti questo Made in Italy Tour nonostante il polipo alle corde vocali che l’ha poi costretto a ricorrere al bisturi del laringoiatra e a spegnere l’amplificazione per sei mesi. Gli occhiali da sole con cui entra in scena serviranno pure a questo. Un concerto contro la sf…(ortuna) lo definirebbe lui, intenzionatissimo a riprendersi indietro dal destino quel che gli spetta, possibilmente con gli interessi.
«Da trent’anni giusti salgo su un palco a cantare - ha detto Ligabue -. L’ho sempre fatto in ogni condizione (di salute, tecnica, psicologica, personale) anche quando la performance vocale poteva non essere buona. Per la prima volta mi è capitato di dovermi fermare, quindi per me è tutto ‘nuovò». Bulimico di natura, il rocker con le scarpe da tip tap non s’è fatto deprimere dalla malattia più di tanto, utilizzando il riposo forzato per girare il film con Stefano Accorsi e Kasia Smutniak attinto proprio dallo “storyboard musicale” di questo album e per rivedere i modi e i tempi di uno show che non lo soddisfaceva (gola a parte) fino in fondo. Se l'idea con cui Luciano s’era messo sulla strada in inverno era quella di concentrare tutte le nuove canzoni nella prima parte dello spettacolo riservando la seconda ai brani irrinunciabili della sua carriera, col risultato di dover smaltire ogni sera le tossine di un avvio dello show in salita perché non tutti hanno metabolizzato il nuovo repertorio alla stregua del vecchio, in questa ripresa di fine estate ha fatto tesoro dell’insegnamento del vate Springsteen e del suo ultimo giro di concerti negli stadi incentrato sulla celebrazione di “The river” rimischiando le carte; rinunciando ad eseguire “Made in Italy” per intero e diluendo le sue canzoni nell’arco dell’intera maratona con evidenti benefici.
A legare la storia di Riko, il working class (anti)hero cui una manganellata della Celere squarcia la fronte e la vita, rendendolo consapevole che non c’è lotta di classe senza sentimento, né rivendicazione senza condivisione delle aspirazioni con la persona amata. Tutto sommato, niente che l’idolo Bruce non avesse già preconizzato sulla strada del tuono, ma materia assolutamente inedita per il Liga, appagato presumibilmente dalla narrazione del film e quindi più disposto di mesi fa a distanziarsene dal vivo rendendola solo lo spunto di un concerto focalizzato pure su altro. A presentarsi nel filmato che introduce lo show è proprio lui, Riko-Accorsi, in quello che nel corso dello show si rivela molto più di un teaser, visto l’affiorare di spezzoni quando la band trainata dalla chitarra di Fede Poggipollini e dalle tastiere di Luciano Luisi (reduce dalla produzione del nuovo album di Gianni Morandi “D’amore e d’autore”, in uscita a novembre) incrocia accordi e umori di quest’ultima fatica. In attesa di Brescia il 30 settembre, di Mantova il 13 e 14 ottobre, queste cinquanta date hanno incassato finora 24.437.500 euro, miglior risultato dell’anno dopo quello di Tiziano Ferro negli stadi.