VALENTINA TARANTINO
Cultura e Spettacoli

"L’istituto che fece rinascere i bimbi di donne violentate"

Nel 1918, a Portogruaro, nasceva l’istituto San Filippo Neri, anche noto come Ospizio per i figli della guerra. Accoglieva...

Nel 1918, a Portogruaro, nasceva l’istituto San Filippo Neri, anche noto come Ospizio per i figli della guerra. Accoglieva...

Nel 1918, a Portogruaro, nasceva l’istituto San Filippo Neri, anche noto come Ospizio per i figli della guerra. Accoglieva...

Nel 1918, a Portogruaro, nasceva l’istituto San Filippo Neri, anche noto come Ospizio per i figli della guerra. Accoglieva i bambini dati alla luce da donne sposate in seguito alle violenze subite dai soldati nemici e spesso respinti dai legittimi mariti. Sono tre giovani ospiti dell’istituto – Giovanna, Vittorio e Caterina – i protagonisti del romanzo di Chiara Carminati, “Nella tua pelle”, edito da Bompiani. Ed è con questo libro che la scrittrice si è aggiudicata il Premio Campiello Junior destinato ai ragazzi tra 11 e 14 anni.

Dove nasce l’idea di raccontare questa storia?

"Tutto ha avuto inizio con un altro libro, “Fuori fuoco”, pubblicato una decina di anni fa e ambientato durante il Primo conflitto mondiale. Già allora, mentre raccoglievo materiali per ricostruire la vita quotidiana delle persone, ero incappata nella storia dell’istituto San Filippo Neri. Nonostante fosse interessante, avevo scelto di tralasciarla, dato che non avrebbe trovato posto nella narrazione. Storie del genere, però, “aspettano sul pianerottolo”, come dico sempre io, e stanno in attesa del loro momento. Così, dato che mi capitava spesso di ripensare a quello che io ricordavo come un semplice orfanotrofio, ho infine deciso di approfondire e ricavare più informazioni possibile".

Il romanzo si nutre di una lunga fase di ricerca nell’archivio dell’istituto.

"Esatto. Venuta a conoscenza dell’eccezionalità del San Filippo Neri, ero curiosa di indagare sui suoi piccoli ospiti e sul suo fondatore, il cardinale Celso Costantini. Poco o nulla di specifico si trova sul web, così sono tornata al metodo tradizionale. Grazie al dottor Roberto Sandron, custode dell’archivio – o anzi, vero angelo custode delle vicende delle vite che ruotarono attorno l’istituto – ho potuto avere accesso ai documenti originali. Per ogni bimbo accolto c’è un fascicolo: alcuni conservano ricchi carteggi con le suore o i compagni. Una vera miniera di informazioni, che ha funto da punto di partenza per il mio romanzo".

del solo protagonista o del narratore".

Qual è, secondo lei, la sfida principale per un autore o un’autrice che scrive, oggi, libri per ragazzi?

"Premetto che per me scrivere per ragazzi vuol dire scrivere anche per ragazzi, non esclusivamente per loro. Il fatto di rivolgermi a questa fascia in particolare non è una strettoia, ma uno slargo, una possibilità per adottare uno sguardo più ampio. Di certo amo far ricoprire il ruolo di protagonisti agli adolescenti, perché mi affascina il momento che attraversano, pieno di rivoluzioni nel fisico, nell’identità e nelle aspirazioni. Quindi la sfida, nel mio caso, non riguarda tanto il mio pubblico di destinazione, quanto la riuscita del libro in sé".