
Laura Bertone e Sergio Pirotta, i Little Boys
“Nemo propheta in patria” è uno dei detti latini maggiormente conosciuti. Ed è uno dei detti che rispecchiano, perlomeno per il momento, la carriera dei Little Boys. All’anagrafe Laura Bertone, la voce e chitarrista “Elle” sul palco, e Sergio Pirotta, artisticamente “Esse” e batterista. Il duo power rock lombardo che sta spopolando in Giappone.
Laura e Sergio, cos’è per vooi la musica?
“La musica è espressione. E’ un gioco, ma da adulti”.
Quando avete cominciato a fare musica?
"Una quindicina di anni fa, ma questo progetto è nato nel 2020 dopo una scommessa su un volo aereo. Durante la pandemia non potevamo provare fisicamente con nessuno della nostra band dell’epoca perché c’era il lockdown e quindi ci siamo dovuti arrangiare tra noi. Così sono nati i Little Boys”.
E la scelta di proporvi proprio in Giappone?
"Noi non avevamo la fissazione per il Giappone come ce l’ha chi è innamorato di quella zona del mondo. La scelta di rivolgerci a quel pubblico è pura follia, intuizione. E’ successo tutto per caso. E’ stata pura incoscienza. Una volta lì, abbiamo scoperto un mondo incredibile, nel quale siamo stati accolti a braccia aperte da tutti. La prima volta siamo andati a “seminare”, a farci conoscere. E ha funzionato: appena tornati in Italia ci ha chiamati un chitarrista molto noto in Giappone e ci ha proposto di accompagnarlo durante il suo tour. E’ stata un’esperienza stupenda. Torneremo lì a ottobre con un tour nostro”.
“Nemo propheta in patria”, si diceva. Perché in Italia non avete la stessa notorietà?
"Forse semplicemente non abbiamo ancora posto la nostra attenzione sull’Italia. Abbiamo appena finito u tour in Europa, è andata molto bene. Quello che abbiamo riscontrato, paradossalmente, è che è più facile organizzare un tour in Giappone scrivendo e telefonando da qui piuttosto che farlo in Italia”.
Come nasce la vostra musica?
"Pura incoscienza, seguo sempre intuizioni, visioni. Lui (Sergio, ndr) è il domatore delle mie idee (ride, ndr). E’ sempre un lavoro di scrematura l’uno dell’altro. In due è tutto più veloce”.
L’artista con il quale vorreste collaborare?
"Inevitabilmente è giapponese (ride, ndr) ed è Miyavi. Lo stiamiamo molto”
I vostri progetti futuri?
“Vorremmo espanderci in Cina, lì c’è una grande scena rock”.