
Durante un viaggio in Spagna nel 1831 con il banchiere Alexandre Aguado, Rossini fu incaricato da Fernandez Varela, consigliere...
Durante un viaggio in Spagna nel 1831 con il banchiere Alexandre Aguado, Rossini fu incaricato da Fernandez Varela, consigliere di Stato, di scrivere lo Stabat Mater che il compositore completò dieci anni più tardi. La prima rappresentazione ebbe luogo a Parigi il 7 gennaio 1842. Un successo che venne replicato in Italia, a Bologna, qualche mese più tardi con la direzione di Gaetano Donizetti.
Dopo sette anni di assenza il capolavoro sacro di Rossini torna, durante la Settimana Santa, all’Auditorium di Milano, martedì e giovedì alle 20. “Stabat Mater per soli, coro e orchestra” ha un eccellente cast composto da Benedetta Torre soprano, Martina Belli, mezzosoprano, Juan Francisco Gatell tenore, Nicola Ulivieri basso, sul podio Emmanuel Tjeknavorian.
"Nel mondo fratturato e frenetico di oggi, lo Stabat Mater di Rossini offre un raro spazio di riflessione - spiega Tjeknavorian - Parla attraverso la bellezza, ma rappresenta anche una meditazione sul dolore, sull’amore e sulla possibilità di trovare un senso alla sofferenza. L’istinto drammatico di Rossini non banalizza il testo sacro, bensì lo illumina". Come nell’antica pittura da Giotto a Masaccio, la solitudine di Maria sotto la Croce è uno dei momenti più sconvolgenti della Passione nella narrazione dei Vangeli.
"Il dolore della Vergine - dice ancora il giovane direttore d’orchestra - diventa uno specchio in cui vediamo le nostre perdite, il nostro desiderio di trascendenza. Ciò che mi commuove di più è come questo lavoro riesca ad essere sia emotivamente immediato che spiritualmente risonante. Non cerca di spiegare la sofferenza, ma di nobilitarla, di trasformarla in suono che consola, eleva e infine purifica. Dirigerlo significa entrare in dialogo con la musica, con la tradizione, con le domande silenziose del cuore".
G.L.