
Il produttore Luca Chiaravalli
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Milano, 12 marzo 2021 - Cosa resta del Sanremo 2021? A detta del produttore Luca Chiaravalli, che l’ha vinto due volte di seguito con Stadio e Gabbani, tanta buona musica. Senza pezzi in gara quest’anno, il compositore, arrangiatore, produttore di Gallarate ha lasciato la sua impronta su questa 71esima edizione grazie al nuovo singolo della Berté “Figlia di”, presentato da Loredana in anteprima nel corso della serata inaugurale. Chiaravalli, iniziamo dai vincitori: dai Måneskin. "Mi sono piaciuti tantissimo. Quanto a scrittura, la loro è stata una delle migliori canzoni in gara: compatta, diretta, con l’inciso di una sola frase. Tutto accompagnato da una performance esaltante, perché pure sul palco sono molto bravi". Cosa l’ha colpita? "Quando sono andati in scena la prima sera Damiano aveva l’occhio della tigre, il desiderio feroce di mangiarsi il palco. Lo stesso che aveva sei anni fa Nek mentre cantava ‘Fatti avanti amore’". E poi il pezzo attinge da diverse fonti. "Anche se vestito di chitarre rock, il ritornello è pop. Mentre la seconda strofa è di fatto un rap e mi chiedo come faccia Damiano a prendere fiato, visto che sono sedici misure senza respiro. Per cantarla ci vuole un fisico bestiale". All’Eurovision hanno buone carte da giocarsi? "Certo che sì. In una cornice come quella i Maneskin possono rappresentare quella realtà fuori dal coro capace di appassionare pubblico e giurie. Un po’ come ha fatto Mahmood. Di gruppi rock in Europa ce ne sono tanti, ma loro hanno quell’immagine un po’ “glam” capace di fare la differenza". Chi altro ha segnato questo Festival? "Colapesce e Dimartino hanno una canzone deliziosa. Ricordano un po’ gli Empire of the Sun e le due voci danno vita ad un ‘blend’ molto bello. Brava pure Arisa, grazie ad una canzone di Gigi D’Alessio scritta veramente bene". Insomma, livello medio? "Buono. Di solito sopravvivono al Festival tre o quattro canzoni, questa volta ne vedo di più; oltre a Måneskin, Colapesce e Dimartino, Arisa, ci sono pure Madame, Irama, Fedez e Michielin, Ermal Meta, che ha fatto un grande Sanremo con un pezzo impegnativo, ‘Caruso’ di Dalla". C’è qualcuno che avrebbe potuto fare di più? "Bugo. Ha portato una canzone meravigliosa, con citazioni un po’ retrò che richiamano Battisti e Vasco. Ma è stato penalizzato dalla performance. Magari ha accusato lo strascico di quanto accaduto l’anno scorso".