L’estro di Maccio Capatonda, all’anagrafe Marcello Macchia, fa capolino in una nuova serie tv di cui è autore, regista e attore, in un universo parallelo, il “Maccioverse”, realtà parodiata del discusso e quanto mai attuale metaverso: il racconto si snoda in 5 episodi da 10 minuti, trasmessi in streaming ogni lunedì sulla piattaforma Elisium dal 26 settembre. Ispirandosi a scene autobiografiche di vita quotidiana, mette in video i disagi collettivi e gli effetti collaterali, sulla scia della serie di culto “Black Mirror”, causati dall’assuefazione alle nuove tecnologie, utilizzando la solita ironia iperrealistica che lo contraddistingue.
Quanto è autobiografica questa serie?
"La verità corrisponde al 90%. Ho deciso di girare tutte le scene in casa mia: il mio manager Luca Confortini interpreta sé stesso, Myriam, la mia fidanzata nella serie, è davvero la mia compagna. Avevo in mente da tempo di raccontare il mio rapporto con il mondo digitale, che inizia quando ero ancora bambino. Sono davvero una persona svogliata, a cui non piace fare i mestieri in casa e che non riesce a esprimere dolore e sofferenza, tema centrale della pellicola: è anche uno dei motivi per cui mi sono avvicinato al video e alla telecamera, penso che come me altre persone riversino le proprie paure nel digitale".
Rispetto all’inizio della sua carriera c’è un’evidente evoluzione dei linguaggi.
"Concordo. Alla mia solita comicità basata sulla parodia dei linguaggi cinematografici ho contrapposto una vivace critica della realtà. Durante la realizzazione della serie mi sono divertito a rendere realistico il surrealismo, dando origine ad uno scenario distopico, che in teoria dovrebbe smuovere qualcosa nello spettatore: non ho la pretesa di far cambiare le nostre abitudini, sono il primo ad ammettere che continuerò a farmi sfruttare e a sfruttare il digitale".
Come sono cambiati i modi di fruizione dei contenuti video?
"Io ho iniziato montando video di due minuti mentre ora ne realizzo di molto più lunghi, ma da questo punto di vista vado controcorrente. Noto che la comicità oggi, come accade su TikTok, è racchiusa in pillole di pochi secondi e questo è frutto della nostra incapacità di focalizzarci su una tematica, siamo continuamente attirati da stimoli diversi e il risultato finale è una frantumazione dell’attenzione".
Dopo aver girato la serie ha provato una sorta di liberazione personale?
"Mi rendo conto che ci vuole coraggio a mettersi così a nudo: per quanto mi riguarda ho cercato di parlare delle mie paure e sdoganato le mie angosce. Dall’altra parte non posso dirmi ancora totalmente libero: cercando di ironizzare su un problema che tocca da vicino tutte le fasce d’età, forse sto cercando di stigmatizzare un fenomeno che deve essere trattato approfonditamente".
Progetti futuri?
"Il 26 settembre uscirà su Netflix “Rapiniamo il Duce” diretto da Renato de Maria, film in cui reciterò a fianco di attori importanti come Pietro Castellitto e Matilda de Angelis, una delle poche occasioni in cui vestirò solo la parte dell’attore. Al momento sto partecipando allo show comico “Prova Prova Sa Sa” su Prime Video. La novità è che ho deciso di aprirmi definitivamente al teatro: sto scrivendo il soggetto per il mio futuro spettacolo e potrebbe essere già pronto per l’anno prossimo".