DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Marta Cuscunà al Piccolo: "Vi racconto la crisi climatica. Patto fra natura e progresso"

“Corvidae. Sguardi di specie“ da stasera sul palcoscenico di via Rivoli. La performer friulana è artista associata, al terzo anno di collaborazione.

Marta Cuscunà al Piccolo: "Vi racconto la crisi climatica. Patto fra natura e progresso"

I corvi di Marta Cuscunà parlano di futuro

Uno stormo di corvi. Meccanici. Quasi fosse un immaginario hitchcockiano. Ma i pennuti in questo caso sono parecchio sapienti. Osservano il mondo curiosi, un po’ stupiti. Ragionando del difficile rapporto fra uomo e natura. Corvi parlanti e chiacchierini, come in quel gioco della Settimana Enigmistica. Cui dona vita Marta Cuscunà. Il suo "Corvidae. Sguardi di specie" arriva da stasera al Piccolo Teatro Studio, dove la performer (e autrice) friulana è artista associata. Progetto che nasce dagli sketch de "La fabbrica del mondo", la trasmissione di Marco Paolini e Telmo Pievani. Dalla tv alla scena. Affidandosi a un teatro visuale divertito, ironico, militante. E agli uccelli post-industriali realizzati da Paola Villani.

Marta, cosa significa essere artista associato del Piccolo?

"È la possibilità di portare un modo diverso di lavorare all’interno di realtà strutturate, che vanno in altre direzioni, in un dialogo in cui però non ci si snatura. E poi il fatto di avere budget importanti, permette di realizzare idee che altrimenti non avrei saputo come concretizzare".

Ormai è al terzo anno di collaborazione.

"Sì, e ho sempre trovato grande rispetto e disponibilità. A partire dal progetto "Bucolica", proposto in Corvetto con un gregge di pecore e i "fischiatori". C’è inoltre una sensibilità comune su certi temi del contemporaneo. Di mio sono orgogliosa di portare il teatro di figura su un palco così prestigioso".

È un linguaggio in evoluzione?

"Il panorama di tecniche legate al teatro visuale è talmente vasto che continuo ad esserne stimolata. Così come è speciale poter lavorare sull’artigianalità delle scene. È un territorio inesauribile, dove ora sta evolvendo tantissimo l’indagine sui robot e l’automazione".

Come descriverebbe "Corvidae"? "È un modo per avvicinarsi alla crisi climatica, al rapporto fra specie, lasciandosi condurre da una prospettiva altra sul mondo. Un percorso per farsi toccare senza sentirsi schiacciati dal peso di alcuni temi. E, soprattutto, accorgendosi alla fine di non essere da soli di fronte ai problemi".

Il senso non individuale dell’esistenza ha sempre contraddistinto il suo percorso.

"È così. Perché fa parte dell’idea di pensare il teatro come strumento di cambiamento, sviluppando movimenti condivisi. Cosa che per altro è necessaria per risolvere l’attuale emergenza ambientale. Non credo sia mai stata chiesta una tale azione collettiva, oltretutto da sviluppare in tempi strettissimi. Mentre si prende coscienza di come siamo ecosistemi di elementi che collaborano".

Ma che momento è per il teatro?

"Si è tornati a un buon ritmo. E si osservano sensibilità diverse, come rispetto all’inclusione e all’accessibilità. "Corvidae" nasce già in quest’ottica e avrà la replica di domenica accessibile al pubblico sordo, grazie ad Al".