Incominciamo dalla fine. Nell’ultima sala della mostra che fino al 6 aprile 2025, nel grandioso Castello di Novara riapre vedute ormai leggendarie: “Paesaggi. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo”, si chiude il percorso con le suggestioni luminose de “La Clementina” (ritrovata da poco) e della “Valletta a Volpedo” e l’oscurità di “Sul fienile”, tutte del Pellizza. Che alla presentazione è sembrato redivivo. Per la verità si è fatto vedere Mafe Bombi, interprete del docufilm dedicato dal regista Francesco Fei all’infelice pittore, in vita poco compreso, e suicida, autore del “Il Quarto Stato”. Attesa in Cina con il presidente Mattarella, quest’opera icona non affronterà il viaggio intercontinentale, rimanendo ben custodita alla GAM di Milano. Che tra un anno all’artista dedicherà un’ambiziosa mostra monografica, di cui il filmato (trailer a Novara), proiettato nelle sale tra pochi mesi, funziona da spot. Prodotto da METS, che pure firma l’esposizione novarese chiusa nel nome del pittore di Volpedo poco conosciuto come ambientalista, ma che nel 1897 scriveva: “Necessario è il contatto diretto, continuato della natura che bisogna ritrarre. Vivere di essa, per essa, onde assimilarla...”. Tuttora l’aspirazione è condivisa soprattutto dai non pittori, che non mancheranno di affollare il Castello. Confermando il successo che già inorgoglisce il sindaco Alessandro Canelli nel registrare i numeri dei visitatori interessati alla pittura dell’800, in cui Novara, nello stesso secolo fiorita, si sta specializzando. Il curatissimo percorso - tracciato da Elisabetta Chiodini in 9 sezioni, dalla “pittura di paese” al paesaggio divisionista, attraverso 80 straordinarie opere di grandi collezioni pubbliche e, vera sorpresa, private - con il romantico Giovanni Migliara. Autore nel 1826 di “Veduta di Lambrugo”, incantevole, allora, angolo della Brianza. Ma saranno incantati i lombardi pure da Giuseppe Canella. A commuovere i milanesi sarà il naturalismo nel paesaggio urbano: tra Navigli e Carrobbio, vibrante nelle pennellate di Giovanni Segantini o Emilio Gola o Mosè Bianchi. Per ritrovarlo a Novara, basta mezz’ora.
Anna Mangiarotti