di Anna MangiarottiMILANOPer parlare con Tito Livraghi, l’autore di “Guerra e Pace“ (volume in edicola mercoledì con Il Giorno a 9,90 euro), una richiesta al telefono è arrivata anche dalla Segreteria della Presidenza della Repubblica. Cos’ha provato? "Stupore, meraviglia, incredulità... eppure proprio Mattarella mi voleva ringraziare per aver avuto il libro in dono, il 14 ottobre scorso a Milano. Non avevo potuto io stesso consegnarlo nelle sue mani, trovandomi all’estero quel giorno". Il Presidente era venuto a rendere omaggio ai piccoli martiri di Gorla. "Sì, nello storico quartiere aveva commemorato le bambine e i bambini morti l’ottobre del 1944 nel crollo della loro scuola elementare, la "Francesco Crispi", colpita dalle bombe angloamericane". Un tragico errore? "Dai documenti della Prefettura risulta che l’allarme a mettersi in salvo nel rifugio fu dato in ritardo. E un ordigno s’infilò nella tromba delle scale dove ancora si trovavano le classi in fuga". Probabile anche un errore di rotta? "Nell’impossibilità di sganciare il carico di 170 bombe sugli stabilimenti industriali milanesi, a caso furono lasciate cadere sulle abitazioni di Gorla, Turro e Precotto. Mai arrivata una scusa dal comandante dell’azione". “Ecco la guerra“ è scritto sull’architrave del monumento-ossario eretto sul luogo della strage. Le foto del libro devono aver commosso Mattarella. "Abbiamo pubblicato quella con le cartelle e una scarpina appoggiate nei pressi della scuola. Ancor più atroce, l’immagine dei piccoli cadaveri. Comprensibilmente, si è preferito non riprodurla". Ma i dettagli della sua narrazione, dottor Livraghi, sono precisi. Come riesce a penetrare così a fondo il male? "Sono il radiologo (ora in pensione) più citato al mondo. Premiato dalla principessa del Giappone. Mia, la prima tesi di laurea, in Italia, sull’ecografia. Ora mi entusiasmano le nuove tecniche diagnostiche per arrivare a iniettare nei tumori maligni sostanze che possano distruggerli".Le lesioni procurate dalla seconda guerra mondiale nel corpo di Milano sono illustrate in centinaia di scatti. Quella città devastata sconvolge i contemporanei. "Sembra Gaza, mi dicono nelle scuole dove presento l’album, e non poche ragazze scoppiano in lacrime". Nella foto più desolante, il centro tra San Babila e largo Augusto nell’agosto 1943. "Quell’anno, per accelerare la resa dell’Italia, gli alleati decidono di fare di Milano una “città martire“ come alcune già in Germania. In un attacco, 504 aerei volano sul nostro cielo per creare, con 380.000 spezzoni incendiari, un enorme falò, e quindi buttarci sopra le bombe". Ma le case in mattoni, a differenza di quelle tedesche in legno, non prendono fuoco. "Comunque, il 50% degli stabili resta distrutto". Come nel romanzo di Tolstoj, ‘Guerra’ è il mondo storico, ‘Pace’ il mondo umano. "Sì, le pagine finali sono dedicate al 25 aprile di 80 anni fa, quando la popolazione incominciò a manifestare per le strade. Ma l’umanità di Milano affiora anche prima, tra le macerie: dell’ingegnosità ambrosiana è emblematica la copertina". La resistenza si esprime pure in altri simboli e modalità. "Nella statua dell’autore dei Promessi Sposi, don Lisander, incredibilmente intatta in piazza San Fedele. O nel corteo nuziale ripreso su uno dei pochi tram in grado di viaggiare". Ma anche in strade segrete sotterranee il libro ci porta... "Non è una favola che nei depositi del Castello sia stato salvato un tesoro".
Cultura e SpettacoliMilano sotto i bombardamenti. Tito Livraghi e la città martire: "Storie che commuovono ancora"