In pausa pranzo guida gratuitamente i visitatori nel museo che dirige, Nadia Righi. Al Diocesano dal 1999, al vertice dal 2017.
Lo possiamo classificare tra i musei più giovani di Milano? "Sì, seppur ricchissimo di storia. Tra i tesori più antichi, la capsella argentea detta di San Nazaro: il contenitore sarebbe stato impiegato da Ambrogio nel 386 per trasportare le reliquie degli apostoli da Roma a Milano".
Chi l’ha voluto? "L’idea di un Museo Diocesano venne al cardinale Schuster nel 1931. Il luogo fu individuato dal Cardinal Montini solo nel 1960. I lavori cominciarono negli anni Ottanta. A inaugurarlo, nel 2001, il Cardinal Martini".
L’attuale arcivescovo Delpini viene spesso in visita, magari non ufficiale? "Certo, e non mi avvisa, per non disturbarmi. Persona molto alla mano, molto rispettosa".
Il nome del Beato Cardinal Schuster è stato fatto di recente per un’importante iniziativa della Diocesi. "Ispirato dal suo grido antico: “A Milano non ci sono case!“. Delpini ha dichiarato di voler dare vita al Fondo Schuster – Case per la gente. In questa città attraente e intraprendente il caro-casa ha allontanato, per esempio, i milanesi dal centro".
Un museo possiamo considerarlo una casa? "Un luogo dove stare bene, sì, dove tornare volentieri. Perciò facciamo tante mostre. E abbiamo, per primi, prolungato l’apertura d’estate. Io stessa, madre di due figli ormai maggiorenni, a un certo punto ho avvertito l’esigenza di riempire il tempo libero, disponibile finalmente la sera, con qualcosa da fare in città, dal punto di vista artistico".
Anche l’iniziativa natalizia "Un capolavoro per Milano" è appuntamento molto atteso. "Il merito dell’iniziativa va riconosciuto al direttore Biscottini, al quale sono succeduta. Per la sedicesima edizione, quest’anno, è arrivata dagli Uffizi di Firenze “L’Adorazione dei Magi“, una delle più affascinanti opere di Sandro Botticelli. Fino al 2 febbraio, da godere fino in fondo".
Grazie anche alla cura dettagli nel percorso intorno al capolavoro, quasi un “metodo diocesano“. "La cultura religiosa, se non la fede, fa parte della nostra tradizione. Il nostro tentativo è cercare di dare risposte alle grandi domande che ogni uomo si pone. Alla presentazione del capolavoro di Botticelli, che nel 1475 rappresenta i potenti della Firenze fastosa inginocchiati davanti al Bambino tra rovine romane, il nostro arcivescovo ha ricordato che una civiltà muore quando non ha più motivi di speranza".
Pubblico di prossimità, il vostro? "Così si dice, soprattutto locale. Tra i milanesi e i lombardi, dopo il Covid, è esplosa la voglia di partecipazione. E di bellezza. Si nota pure nella frenesia della città a rifarsi il look in questi anni".
L’affluenza? "Prima della pandemia, circa 35.000 visitatori all’anno. Nel 2022, oltre 55.000. Un’esplosione nel 2023: 100.000".
Perché? "La mostra su Robert Doisneau, grande fotografo umanista della guerra e della liberazione, del lavoro e dell’amore, e dei giochi dei bambini, del tempo libero, ha conquistato il grande pubblico. E la straordinaria, geniale Crocifissione di Masaccio è stata giudicata imperdibile".
A Pasqua, nel 2025, quale capolavoro? "Posso solo anticipare che sarà, ancora, in dialogo con altri artisti contemporanei. A raccontare la speranza, tema del Giubileo, davanti alla morte. Riuniti da Giuseppe Frangi. In collaborazione con Casa Testori".
Ma il suo cuore, direttore, per chi batte? "Ugualmente per la Via Crucis “bianca“ di Fontana, 1955, e per la sfolgorante “Lotta di Giacobbe“ del Morazzone. Tela, questa, per quasi quattro secoli chiusa nel palazzo degli arcivescovi ambrosiani, diventata accessibile a tutti nel museo".
Tanta sensibilità per la cultura non esclude piaceri più mondani, giusto? "Appuntamento altrettanto atteso dai milanesi è infatti “Natale nel Chiostro“, mercatino che prima delle festività offre laboratori creativi ed eccellenze gastronomiche nel magnifico chiostro del Diocesano. Anche così entra a scoprirlo un pubblico nuovo".