SERENA CURCI
Cultura e Spettacoli

Moby Dick spiegato da Mercadini: "In questo romanzo c’è il mondo"

Il divulgatore web sul palco del Carcano: "Voglio sfatare i falsi miti intorno al capolavoro di Melville. I social consentono approfondimenti impossibili su altri media, perché la semplicità richiede tempo".

Roberto Mercadini, 46 anni, scrittore e youtuber, è ospite fisso a “Splendida cornice“

Roberto Mercadini, 46 anni, scrittore e youtuber, è ospite fisso a “Splendida cornice“

Uno, nessuno, centomila. Roberto Mercadini è una figura poliedrica: narratore, divulgatore da oltre 65mila follower, scrittore e ospite fisso a “Splendida Cornice”, su Rai 3, condotto da Geppi Cucciari. Lunedì 3 febbraio lo storyteller era al Teatro Carcano con un’opera altrettanto sfaccettata: Moby Dick, capolavoro della letteratura americana di Herman Melville. "Voglio sfatare i falsi miti su questo romanzo - spiega -. È molto più di un racconto d’avventura per bambini: in questo libro è contenuto il mondo intero".

Divulgatore, youtuber, scrittore: chi è davvero Mercadini?

"Sono semplicemente un narratore alla ricerca di storie da raccontare. Mi piace utilizzare tecniche e strumenti diversi, come uno scultore che un giorno sceglie lo scalpello per scolpire la pietra, un altro la cera persa per lavorare il bronzo..."

Perché ha scelto di raccontare Moby Dick?

"L’opera di Melville è vittima di un doppio equivoco: c’è chi crede che si tratti di un testo destinato ai bambini e chi, invece, lo considera un racconto epico. Mi piacerebbe sfatare questo falso mito. Moby Dick è un contenitore colmo di invenzioni strampalate e colpi di genio filtrati dallo spirito comico di Ismaele, il protagonista. Questo libro raccoglie il mondo intero: l’ironia, l’astrazione e la filosofia scorrono veloci tra le pagine".

Cosa rende Moby Dick un romanzo universale?

"La sua prima lettura mi sconvolse: realizzai la molteplicità e la complessità del mondo. La realtà non segue un percorso lineare: mentre noi parliamo con i nostri amici o ci laviamo i denti, le persone attorno a noi conducono esistenze parallele alla nostra, fatte di scelte, azioni e relazioni. È un concetto attuale: più il modo incede, più diventiamo interconnessi e più dobbiamo renderci conto di quanto le diverse realtà siano profondamente concatenate".

Qual è la sua ricetta per rendere la cultura “pop“ e accessibile a tutti?

"Quando realizzo un contenuto mi rivolgo a due tipologie di pubblico contrapposte: chi possiede una preparazione culturale modesta e chi, invece, ha una conoscenza incredibilmente vasta. Cerco di provocare in loro due reazioni: desidero che il primo non si senta mortificato e voglia saperne di più, mentre nel secondo spero sempre di suscitare curiosità e mai noia. La chiave è abbandonare la banalità e dire la propria solo quando si ha qualcosa di davvero originale da condividere con gli altri".

I social sono molto criticati, a volte demonizzati: è possibile fare una corretta divulgazione sul web?

"La rete è piena di ottimi studiosi ed esperti che scelgono di mettere a servizio della collettività le loro conoscenze attraverso l’arte del racconto. Piattaforme come YouTube consentono approfondimenti anche di mezz’ora: questo non potrebbe mai accadere su altri media dove, per questioni organizzative, il tempo è più risicato".

Come fare divulgazione sui social senza scadere nell’eccessiva semplificazione?

"Innanzitutto bisogna distinguere la semplicità dalla semplificazione. La prima nasce da una presa di consapevolezza: la complessità è composta da elementi semplici da analizzare capillarmente, e questo richiede tempo. La seconda, invece, è tutt’altro: far finta che un tema intricato sia semplice e per divulgarlo sia sufficiente una spiegazione di due minuti. La semplificazione scatena in me una nevrosi perché non mi permette di capire. La chiave è la semplicità, e richiede cura e pazienza".