
Ross Godfrey e Skye Edwards
Sesto San Giovanni, 26 luglio 2023 – Per qualcuno le vie del trip hop sono finite, ma qualche altro proprio non ci sta a voltare pagina e a rimuovere le gloriose icone di capisaldi del genere come Massive Attack, Portishead o quei Morcheeba in concerto questa sera al Carroponte.
I cinque pezzi in scaletta dell’album “Big calm” dicono che l’animo e il cuore della band sono ancora caparbiamente aggrappati ai suoi (clamorosi) anni Novanta, ma la stima che circonda Ross Godfrey e Skye Edwards (pilastri della band fin dagli esordi assieme al fratello del chitarrista, Paul Godfrey) è la stessa di quando sbancavano le classifiche con “Roma wasn’t built in a day”. Dell’ultimo album “Blackest Blue”, realizzato col marito della cantante, Steve Gordon, al basso, e il loro figlio maggiore Jaega Mckenna-Gordon alla batteria, affiora la sola “Oh oh yeah!”.
“Ho pensato che Skye fosse davvero forte quando l’ho incontrata a una festa a Greenwich”, racconta Ross a proposito del primo incontro. "Aveva la testa rasata con sopra un fiore biancastro e ho pensato: wow, sembra una autentica. Condivise una canna col mio amico Justin e iniziammo ad andare subito d’accordo. Tant’è che poi io e lei formammo i Morcheeba, mentre con Justin ha avuto due figli… Quando si dice che la vita è l’arte dell’incontro”.
Ma pure i Morcheeba, nel momento di loro massima esposizione, qualche problema l’hanno patito. “Nel 2003 i fratelli Godfrey decisero di abbandonarmi al mio destino”, dice Skye, al secolo Shirley Klarisse Yonavive Edwards. "Non la presi bene e per sette anni non mi sono parlata con Ross. I Morcheeba continuavano la loro strada con cantanti diversi, e io assistevo alle loro imprese con addosso una sensazione strana; come vedere il tuo ex con una nuova moglie.
Poi nel 2009 ho incrociato per caso Ross dall’altra parte della strada a Shepherd’s Bush. Siamo andati a prenderci una cosa al bar e tutto è ricominciato. Paul alla fine se n’è andato perché non gli piace la vita di tournée, ma io e Ross non ci siamo più lasciati. Anche perché oggi, rispetto ai caotici anni Duemila, è molto più felice e meno combattuto". Ad aprire la notte trip hop del Carroponte, Tia Airoldi e Marco Gilioli con il loro progetto slow-fi “Lullabies”.