Una fusione tra vari generi, una passione per la musica e il sax rendono SIGNUM Saxophone Quartet un ensemble unico e potente. Stasera, per la Società dei Concerti di Milano, debutta in Sala Verdi al Conservatorio. I quattro sassofofonisti rappresentano le sonorità del quartetto d’archi a cui uniscono classici rock. Giovani e bellissimi, dopo la vittoria di concorsi internazionali, hanno debuttato alla Carnegie Hall di New York. Virtuoso e creativo Jacopo Taddei, ex artista in residenza della Società dei Concerti, racconta: "Con la stessa armonia di gusti e intenti è nato l’album “Chameleon” in cui mostriamo le potenzialità del nostro strumento, a suo agio nelle trascrizioni dal classicismo viennese di Haydn fino all’hard rock degli AC/DC".
Maestro, come siete riusciti a unire quattro sassofoni?"È uno strumento duttile, combina la potenza di un ottone al legato di uno strumento ad arco; è classificato come legno grazie all’ancia che lo fa vibrare. Per unire quattro sassofoni, oltre agli esecutori, occorre trovare un repertorio giusto. I brani originali per questa formazione non sono numerosi, e così è necessario che da subito ci risultino chiare le possibilità di esplorare sonorità nuove. Ci lasciamo prender per mano dall’emozione e, come con un sarto fa con un vestito su misura, ci cuciamo addosso il brano".
E il repertorio?"Non ci poniamo limiti, l’approccio è identico sia a un concerto, sia a un movimento di sonata o a un pezzo contemporaneo. Assembliamo un repertorio che ha radici nel ’900, anche se lo strumento ha capacità espressive e tecniche che non gli precludono incursioni in generi di epoche precedenti".
Ha lasciato Milano per la Germania."Düsseldorf ha tante analogie con Milano: ricca di fermenti culturali, dall’estetica contemporanea che rincorre il progresso all’arte, alla musica".
Cosa ha ricevuto dall’Italia?"La formazione con i migliori maestri: Valerio Barbieri, Federico Mondelci e Mario Marzi; atenei d’eccezione, come il Conservatorio. Nascere in Italia è un privilegio, è culla di ogni forma d’arte, pochi lo ricordaro".
Grazia Lissi