Milano, 14 gennaio 2025 – “Essere dell’Inter è una scelta filosofica, non sportiva. Fra Oliviero Toscani, scomparso ieri a 82 anni, a Cecina, e l’ex presidente dell’Inter Massimo Moratti c’è stata una vera amicizia lunga decenni, cementificata dalla comune fede nerazzurra, e da attestati di stima reciproci. “Era un presidente con un plusvalore umano che lo distingueva da tutti”, così descrisse in un’occasione Moratti. Affetto e gratitudine oggi ricambiati da Moratti.
Dottor Massimo Moratti, qual è il primo ricordo ripensando a Oliviero Toscani?
“Un amico fraterno con cui ho condiviso soprattutto una grande passione, l’Inter. Ma anche un genio e sregolatezza della fotografia, energico, ribelle, polemico quando serviva. Una persona straordinaria”.
Quando vi siete visti l’ultima volta?
“Due mesi fa. Con mia moglie ero andato a trovarlo in Toscana, stava già molto male e faceva tanta tenerezza. Ci ha accolto in modo amichevole e affettuoso come sempre, certo, anche se un po’ quasi si vergognava a farsi vedere in quelle condizioni. A me, però, ha fatto piacere stare in sua compagnia, e se avessi potuto non me ne sarei andato e sarei rimasto con lui”.
Non deve essere stato semplice per Toscani affrontare la malattia il cui destino era già scritto.
“Sapevamo tutti che era incurabile, un vicolo cieco senza uscita. Ma parlando con lui percepivo sensazioni opposte, ovvero la speranza che attraverso la scienza se ne potesse venir fuori. Vero, fisicamente era molto provato, ma non disperato. Con dignità e coraggio era deciso a provarci sino alla fine. E ha continuato a lottare. Credeva nelle cure sperimentali che stava facendo a Pisa”.
Lei e Toscani vi conoscevate da tanto tempo. Vi univa l’amore per l’Inter, ma non solo.
“La nostra è stata e rimarrà per sempre un’amicizia bellissima, disinteressata, a pelle. C’era una simpatia reciproca, sapevo di aver di fronte una bellissima persona, sincera e coraggiosa”.
E poi c’era l’interismo da condividere.
“Sono sincero, questo è un aspetto che mi meraviglia. Però il legame per quei colori e per il club, ha reso ancora più vera e più solida questa amicizia. Amava spesso ripetere quel che sostengo anche io, cioè che essere interisti non è una scelta di vita ma una filosofia. Non si sbagliava: perché la squadra può vincere o perdere, può farti gioire o soffrire, ma resta sempre la ’pazza Inter’, una follia o magari una sorpresa. L’Inter per noi era la fidanzata che ti faceva perdere la testa nel bene e nel male, ma a cui le saresti stato fedele per sempre. Per questo, da tifoso, Toscani era sempre contento di partecipare a tutto ciò che apparteneva al mondo Inter, seguiva la squadra in maniera passionale, ma sempre con grande competenza e spirito critico. E poi non dimentico che ha fatto cose splendide per la società”.
Vengono in mente soprattutto le celebrazioni per il Centenario.
“Verissimo, e mi riferisco a quel libro meraviglioso dove la storia nerazzurra è stata ripercorsa con istantanee bellissime. C’era dentro di tutto nel maxi volume: le gioie enormi e meritate, ma non sono stati rimossi i momenti più duri, sportivamente parlando, del destino. Il fatidico 5 maggio o altri frammenti di dolore li accettammo nella cruda verità”.
L’immagine più bella?
“Impossibile dimenticare una fotografia fantastica che quel ’genio pazzo’ fece alla squadra, quando in panchina c’era Roberto Mancini”.
Ci racconti.
“Fummo convocati tutti a San Siro, pioveva, lui era sistemato su una scala altissima da cui poteva inquadrare e immortalare le persone in uno scatto meraviglioso. C’erano tutti, dalla prima squadra allo staff tecnico e poi il settore giovanile, la società al completo. Centinaia di persone. E tutti ascoltavamo quell’uomo che ci dirigeva con l’altoparlante dello stadio. Mai vista così tanta disciplina”.
Di lei Toscani diceva che era “un presidente fuori misura, diverso da tutti, con un plusvalore umano unico”.
“Forse perché è l’Inter che è speciale, unica, e sono gli altri che la guardano con diffidenza, perché tutto quello che è diverso fa paura, in realtà proprio perché è diverso diventa speciale”.
Cosa lascia in eredità Oliviero Toscani?
“Il suo talento, che definirei genialità. E la sua generosità, ma quella fa parte del dna del tifoso interista. Senza di lui da oggi ci sentiamo tutti più soli”.