Lì in piedi. Su quel confine invisibile che divide la risata dalla tragedia. La spensieratezza dalle mani fredde. Irrimediabilmente indecisi se cadere giù da una parte o dall’altra. Che poi sempre di ruzzolone si tratta. È in quegli orizzonti che si muove il teatro comico di Paolo Faroni, figura non allineata, piuttosto impermeabile alle etichette. E quindi perfettamente a suo agio fra gli spigoli della Contraddizione, che addirittura gli dedica uno sorta di retrospettiva: tre spettacoli da qui a un mese, tre monologhi che poggiano su cabaret, prosa, narrazione. Con dosaggi variabili. Da ieri fino a domani. Con quello che è forse il titolo più famoso dell’ex-paolograssino: "Un’ora di niente", fino a domenica in via Della Braida. Un fiume di parole potentemente ironico. Ma dalle improvvise parentesi poetiche. Con al centro l’amore e altre catastrofi. Tema quindi abbastanza frequentato. Quanto inesauribile. Condividendo la feroce sintesi che la nostra esistenza è insieme "paradiso e schifezze". Che poi spesso sono più o meno la stessa cosa, no? Settimana prossima tocca invece a "Perle ai porci", dove diventa predominante la chiave satirica. Unendo sguardo critico sul mondo e sprazzi autobiografici. Non si risparmia nessuno. Per primi sé stessi. Con il piglio del bimbetto che urla "il re è nudo!". Lo si vede dal 13. Mentre poi dal 10 gennaio il debutto del nuovo lavoro "Flusso d’incoscienza", che prova ad indagare i dubbi più atroci della contemporaneità.
Diego Vincenti