
Bises Oggigiorno osservando i ciclici capricci della moda si rischia di dare molte cose per scontate. Abbiamo visto tutto e...
BisesOggigiorno osservando i ciclici capricci della moda si rischia di dare molte cose per scontate. Abbiamo visto tutto e tutto sembra privo di tabù e inventiva ma alcune delle maison italiane più celebri all’inizio hanno scardinato regole, precetti e rappresentato un taglio netto con il passato. Volontario? Anche. Rivoluzionario? Sì, ma senza presunzione. Come Ottavio e Rosita Missoni, il loro è stato un incontro fortunato di anime e spirito imprenditoriale, lui un astro nascente della nazionale di atletica gareggiava a Londra nel ’48 mentre lei, studentessa di inglese cresciuta in un ricamificio del Varesotto, era lì con alcune compagne. L’inizio di un amore e di una lunga carriera che li porteranno a consolidare un ideale di Made in Italy riconoscibile in tutto il mondo. Missoni fin dagli albori è maglieria nella più semplice accezione: un filato di qualità, un modello prêt-à-porter ma è la riga colorata prima dritta, poi a zig-zag, poi fiammata, ad aggiungere carattere in un’infinita varietà di accostamenti e sfumature. "Chi dice che i colori sono sette? Ci sono anche i toni!" fu la celebre frase di Diana Vreeland di fronte agli abiti dei Missoni.Era il 1968, Ottavio e Rosita da lì a poco avrebbero vinto il Neiman-Marcus Award, l’Oscar della moda, conquistando le copertine, trasformando l’antica arte della maglia in completi, abiti e capispalla dall’animo giovane e glamour. Oggi dopo più di 70 anni dai primi modelli l’archivio di Sumirago conta 25mila capi, distese di prove colori e centinaia di carte quadrettate su cui Ottavio abbozzava nuove righe e abbinamenti, entrarvi è fare un viaggio all’insegna dell’entusiasmo e della forza creativa. I filati, gli arazzi, i libri che esplorano ogni cultura e angolo della Terra permeano di bellezza ogni visitatore. L’Archivio con il Museo MA*GA ha dato vita al progetto Intrecci alla quarta edizione, con masterclass che consentono di avvicinarsi al mondo del tessuto, perché è nel dna di questo territorio e i Missoni non hanno mai dimenticato le loro salde radici.