Un mondo di mendicanti e di criminali. Dove ci si aggira con il coltello in tasca. Ed il cuore spezzato. Un mondo corale. Che Massimiliano Loizzi ha trasformato ne "L’opera da 4 soldi", fino a domenica in prima nazionale al Teatro della Cooperativa. Un monologo.
Loizzi, perché l’"Opera"?
"È tanto che la volevo fare e sono scaduti i diritti, un’ottima ragione. E poi era stata il saggio del secondo anno in Paolo Grassi, quando fui espulso. Un cerchio che si chiude, come racconto sul palco".
Il suo allontamento ha assunto contorni leggendari.
"Lo so, la versione è spesso cambiata. La verità è che avevano ragione loro: non ero adatto alla scuola e andandomene avrei lavorato di più. Poi certo, c’è stato questo episodio in scena. Dovevo entrare da messaggero saltellando su un cavallo di cartapesta, solo che girandomi caddi malamente e rimasi disteso sulla schiena come una blatta urlando "Meglio io da ubriaco che voi piccolo borghesi...". Il pubblico pensò che fosse un’esternazione politica".
E invece.
"Invece era la rivolta dei miei vent’anni, subito dopo il G8 a Genova, nel luglio 2001".
Da allora il suo teatro è molto politico.
"Credo di sì e in qualche modo lo rivendico. Ma perché già come persona mi interesso della cosa pubblica, quindi i progetti sono la continuazione di una spinta verso l’umano. Qui osservando come le parole di Brecht non invecchino. Cambiano le tecnologie, non i temi o le situazioni".
Il capitalismo e le dinamiche di massa?
"Esattamente. I poveri rimangono poveri, solo che adesso li scrolliamo via con il pollice; ci sono ovunque guerre che osserviamo come follower; mentre i morti ce li dimentichiamo in mare, sentendoci però dei grandi ribelli se annulliamo la nostra iscrizione ad un social. Il capitalismo è dato per scontato e la contestazione si concentra sulla crisi climatica, cosa comprensibile ma senza un respiro antisistema". Come ha lavorato sull’opera? "Considerandola materia non cristallizzata, da sempre in aggiornamento: dai racconti popolari a John Gay, per poi passare a Brecht, a Strehler. Le musiche di Kurt Weill sono state invece riarrangiate da Tia Airoldi".
Gli altri progetti?
"La collaborazione con il Terzo Segreto è viva ma in pausa a causa degli impegni. Farò dei video da solo, ispirati a "I mostri" di Dino Risi. Mentre da gennaio voglio tornare alla scrittura, per un nuovo romanzo".
Diego Vincenti