Quell’oscuro oggetto del desiderio. Talmente oscuro stavolta, che perfino Buñuel avrebbe avuto qualche difficoltà a immaginarlo. Uno dei temi che alimentano "Zoo" è infatti un bizzarro triangolo d’amore fra uno scrittore, una veterinaria e, sì, un orango. Che da sabato sarà fra i protagonisti di questa nuova produzione del Piccolo Teatro, in replica poi per oltre un mese al Grassi di via Rovello. Prima nazionale. Molto attesa. Anche perché a firmare il progetto è il regista franco-uruguaiano Sergio Blanco, superstar della scena e punto di riferimento dell’autofinzione, quella scrittura teatrale che pone al centro il soggetto, il pronome io, in un ambiguo equilibrio fra la vita vissuta e la sua rappresentazione.
Dinamica affascinante. Specie quando viene gestita con la cura e la visionarietà di Blanco, che a maggio sarà al Festival Internazionale con ben due lavori. Ora però spazio all’incontro fra Lino Guanciale (che interpreta l’alterego del regista, uno scrittore ossessionato da Edda Ciano e dalle eredità contemporanee dei fascismi), la veterinaria Sara Putignano e il gorilla Lorenzo Grilli, che in prova deve essersi divertito parecchio. Un incontro che muove dalla volontà di scrivere un testo sulle scimmie. Ma che diventa presto altro. Mettendo in discussione qualsiasi certezza e distinzione tra umano e animale, addestrato e selvaggio, civilizzato e barbaro. "Ero interessato a una storia d’amore tra due esseri viventi – ha spiegato Blanco –, ma come farlo dopo Shakespeare, Tolstoj, Leopardi? Mi è parso allora che una possibilità percorribile fosse una storia in cui l’oggetto del desiderio non fosse un’altra persona ma un animale, per provare a mettermi al riparo dal cliché del legame amoroso". Ottimo come si è visto il cast. Con Lino Guanciale per la prima volta prodotto direttamente dal palcoscenico milanese.
"Il Piccolo è uno dei monumenti della cultura italiana – ha sottolineato l’attore abruzzese – e per me è una grande emozione essere coinvolto nel progetto. Un monumento che si proietta nel futuro, che protegge la memoria e la rende attiva, qui dando fiducia a un regista che è un assoluto genio. La scrittura di Blanco non ha uguali in questo momento, lascia sconvolti. E il suo dispositivo si inserisce in maniera significativa nel dialogo con le grandi rivoluzioni teatrali del Novecento, come fosse un upgrade di Brecht". Fondamentali le luci di Max Mugnai e i suoni di Gianluca Misiti, in pratica il Fortebraccio Teatro di Roberto Latini. Che sembrano aprire in maniera molto felice l’orizzonte produttivo. Per avere invece un’idea di cosa sia l’autofinzione, basti sapere che Sergio Blanco ha creato il testo allo zoo di Parigi, confrontandosi con un’equipe di veterinari e accanto a un vero gorilla. Pare che quella vicinanza sia stata necessaria allo sviluppo del lavoro. E che addirittura il battito cardiaco di entrambi aumentasse alla vista dell’altro. Amour fou?