CHIARA ARCESI
Cultura e Spettacoli

Pino Farinotti, uno e centomila: "Io, cresciuto a pane, cinema e libri"

Scrittore, docente universitario, autore con Tiziano Sossi del film sull’artista Maria Cristina Carlini "Ho studiato al liceo Manzoni, lì ho scoperto i classici. Senza mia moglie però non avrei fatto nulla".

“Il coraggio della grandezza” protagonista al Meet Theater. È il film firmato da Pino Farinotti e da Tiziano Sossi, proiettato nelle sale del teatro meneghino lo scorso 18 ottobre, che racconta la vita e i pensieri più intimi della scultrice internazionale Maria Cristina Carlini.

Farinotti, critico, scrittore e docente universitario, come nasce la sua passione per il cinema?

"La mia famiglia era proprietaria del cinema Massimo che adesso è l’Auditorium. Proprio come il ragazzo di “Nuovo Cinema Paradiso”".

E per la scrittura?

"Io scrivo come respiro, con grande facilità. Essere critico di cinema significa conoscere l’arte, la scrittura. La mia preparazione classica al liceo Manzoni, con la lettura dei grandi classici che hanno fatto la nostra formazione intellettuale, è stata molto utile in questo senso. Ho due grandi amori letterari: “La luna e i falò” di Cesare Pavese e “Il grande Gatsby” di Fitzgerald".

Nasci come giornalista.

"Ho studiato legge ma ho capito subito che la mia passione era scrivere. Sono diventato giornalista che ero ragazzo. Ho scritto per Avvenire, Il Giornale, Libero, il Corriere, La Libertà di Piacenza e molti magazine di settore. Scrivo su “Mymovies”, il sito di cinema più consultato di sempre, l’ho fondato io 22 anni fa. Il mio specifico di docenza è il rapporto fra letteratura e cinema. Ho tenuto corsi in molti atenei".

Al liceo l’insegnante Lodigiani aveva capito la sua bravura.

"Mi diceva che ero un po’ matto ma che avrei potuto cambiare le cose. Ho scritto 42 libri, tra testi universitari e romanzi. Almeno tre sono diventati best-seller tradotti in varie lingue. “7 km da Gerusalemme”, ad esempio. Ha cambiato la vita a tanta gente. Al di là delle copie vendute in tutto il mondo, numerosi sono stati i congressi che ruotavano attorno al suo particolare e impegnativo tema. È la storia di un uomo che, camminando sulla via di Gerusalemme, incredulo incontra Gesù che risponde alle domande che l’umano finalmente può fargli. Inoltre gli confessa un segreto: la reliquia della sindone appartiene al corpo del ladrone posto accanto a lui quando fu tolto dalla croce. Era il modo di Gesù per riconoscersi con gli ultimi. Capisci che avrei potuto rischiare la scomunica?".

E invece?

"Il 16 maggio del 2006, ricevetti una lettera da uno dei porporati che contava, Ratzinger, papa Benedetto XVI. Nessuna scomunica, anzi, condivideva questa immagine di Gesù che si identifica con un ultimo".

Qual è la sua posizione sulla fede?

"Non leggo gli oroscopi, le madonne non piangono, non mi evolverò in una farfalla o in un santo, tuttavia sono disposto a credere se qualcuno mi porta una prova, anche indiziaria”. E’ l’inizio di “7 km da Gerusalemme” ed è anche la mia posizione".

Ha ottenuto importanti riconoscimenti nazionali e internazionali, come il Bancarella-Librai pontremolesi, il Maria Cristina e il polacco Feniks, per la prima volta attribuito a uno scrittore italiano. E il presidente della Repubblica Ciampi l’ha nominata “Benemerito della cultura“ per la "sua azione come enciclopedista, saggista, narratore, con una passione e una competenza che onorano il paese”, recita la motivazione.Dove ha trovato la forza per realizzare tutto ciò?

"In Daniela, mia moglie. Senza di lei sarei stato uno normale, anche se il talento c’era. Le devo veramente molto. La freccia scoccò ad una sfilata di moda alla quale mi invitò il mio amico Rizzi. Quando la vidi in passerella sfilare per Armani gli dissi “quella è la donna della mia vita. E lo è stata".

Cinema e produzione, in famiglia si seguono le sue orme.

"Alice e Rossella, due figlie fantastiche. Alice è una producer di pubblicità. Rossella ha due lauree, insegna arte contemporanea e cinema all’Università Cattolica e alla Nuova Accademia delle Belle Arti, in lingua inglese".

Quali amici ricordi con affetto?

"Ero molto amico dello scrittore Andrea Pinketts, un dolore enorme per tutti noi quando mancò, voleva sposare mia figlia… Un grande amico è stato Francesco Alberoni, mi considerava un po’ il suo quinto figlio. Abbiamo collaborato 23 anni. Ricordo anche Angelo Stella, grande accademico, presidente del Centro Studi manzoniani. Insieme abbiamo realizzato un film su Alessandro Manzoni".

Intravede talenti cinematografici in questa epoca?

"C’era un tempo in cui siamo stati indubbiamente i più bravi del mondo, De Sica, Rossellini, Fellini. Poi siamo diventati improvvisamente i peggiori, ora sembra esserci un ritorno ma siamo lontanissimi da quella qualità".

Che progetti ha?

"Ho in mente un altro film, e sto scrivendo un romanzo vagamente autobiografico. Spero di riuscire a finirlo".

Si dice che lei non abbia un carattere facile.

"Temo sia vero, diciamo che non mi è mai stato facile integrarmi nei collettivi, o nelle redazioni. Un episodio esemplare: collaboravo a “Sorrisi e Canzoni”. Il comitato di redazione impose il mio allontanamento…“Troppo diverso. In tutto”".