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uori il rospo . Venticinque anni dopo, anzi ventisei, Quintorigo e John De Leo tornano a far gracidare il ragano che, grazie anche a Sanremo, li ha fatti conoscere al grande pubblico. E lo fanno di nuovo assieme, archiviando un ventennio di distanze. Domani sera, infatti, il Live Club di Trezzo sull’Adda accoglie l’ultima tappa invernale del Voglio Tornare Rospo Tour, messo in strada dai cinque avventurieri romagnoli lo scorso dicembre (proprio a Milano) col proposito di accompagnare la riedizione di quello che hanno sempre considerato il loro vero primo album, “Rospo” appunto, arrivato nel ’99 a sorprendere il mondo col mix di rock, classica, jazz, blues, funky e reggae divenuto la loro cifra stilistica. A parlarne sono lo stesso De Leo (Massimo De Leonardis) e Valentino Bianchi dei Quintorigo.De Leo, dopo tutto questo tempo come ha trovato i Quintorigo?
De Leo: “Fisicamente un po’ invecchiati e questo m’ha fatto dedurre che lo sono anch’io. Però solo fisicamente, perché verve, passione e urgenza mi sembrano ancora vive in tutti. Al momento ci limitiamo a reinterpretare i primi brani del nostro cammino, cesellati nota per nota, dedicandogli molto tempo e molta dedizione. Brani che si portano dietro ancora una qualche fantasia, una motivazione oltre a rendersi comprensibili in modo ostinato a tutti. Questo in scena ci fa sentire tutti sulla stessa onda, felici d’interpretarli”.
E voi Quintorigo come avete trovato il vostro ex frontman?
Bianchi: “Superato il filo di apprensione iniziale, mi ha stupito la naturalezza del nostro stare insieme. Come se la separazione fosse durata venti giorni e non vent’anni. Come l’abbiamo trovato? Beh, più saggio e più democratico nel condividere scelte e decisioni. Lo ricordavamo, infatti, più intransigente. D’altronde, se ci siamo mollati, un motivo ci sarà pur stato. Adesso la convivenza è serena, scherzosa, gioviale, ma anche molto focalizzata su quel che andiamo a proporre sui palchi”.
Cosa vi ha fatto scattare la voglia di ritrovarvi?
De Leo: “Se l’anniversario è stato la scintilla, già da qualche tempo meditavo di chiamarli perché ho da parte un paio d’inediti che mi piacerebbe arrangiare con loro; uno perché è spiccatamente ‘Quintorigo’, l’altro perché potrebbe diventare il pretesto giusto per fare assieme qualcosa di assolutamente nuovo”.
Insomma, siete cambiati ma, in fondo, sempre gli stessi.
Bianchi: “Sì, il che lascia ben sperare sulla possibilità di mettere in campo un nuovo ‘cantiere’ comune. Ogni cosa a suo tempo, però, perché se avessimo deciso di ritrovarci e fare un disco dall’oggi al domani sarebbe finita probabilmente a coltellate il giorno dopo. Intanto, però, svorremmo programmare una ventina di concerti estivi”.
De Leo: “Se facciamo i bravi, ce la faremo anche a suonare d’estate…”.
John, lei che è sempre stato un alfiere della ricerca, pensa di essere stato capito fino in fondo dalla musica italiana?
De Leo: “Nell’immaginario il successo è fatto di clic, vendite, classifiche, followers, forte esposizione mediatica e festival di Sanremo. Ma questo è il successo di pubblico, poi c’è quello artistico ed essere coinvolto in ambiti prestigiosi mi ha appagato molto. Perché riuscire nel secondo a discapito del primo, può anche essere un prezzo da pagare”.
La prima sensazione una volta assieme?
Bianchi: “Un po’ di stranezza, d’imbarazzo, ma anche la sensazione che sia stata la scelta giusta. Una specie di sogno. I nostri fan hanno aspettato, mentre noi, se solo ce l’avessero detto un anno fa, non ci avremmo creduto. Chiamatelo destino, karma, ma è accaduto”.
Progetti?
Bianchi: “Se per noi ogni nuovo disco prima era un parto trigemellare, figurarsi ora. Ma ci piace considerare tutto questo confronto su ogni dettaglio una garanzia di qualità, oltre che fonte di notevole stress. Vedremo cosa ci porteranno vent’anni di esperienza, facendoci magari perdere un po’ meno nelle minuzie di un tempo per puntare al risultato con maggior concretezza”.
De Leo: “In questo momento incidere un disco intero mi sembra un lavoro molto faticoso. Come ho detto, mi piacerebbe convincerli almeno a fare assieme un paio di brani. Tanto per cominciare. Anche perché ho da parte sette embrioni per un mio prossimo album e mi piacerebbe che ci fossero pure loro”.