Un simbolo della televisione italiana e una leggenda della musica pop tricolore. Ma i primi veri passi nel mondo dello spettacolo Raffaella Carrà li mosse nel cinema, dopo la frequentazione del centro sperimentale cinematografico a Roma.
Il debutto assoluto
Ben prima di conseguire il diploma in quella che è da metà degli anni '30 la scuola nazionale di cinema, Raffaella Carrà comparve come attrice bambina in alcune pellicole strappalacrime. La sua prima volta è del 1952, quando, a nove anni ancora da compiere, partecipò al film "Tormento dal passato", un melodramma firmato da Mario Bonnard in cui interpreta - accreditata con il vero nome di Raffaella Pelloni - la parte di Graziella, la figlia di un rapinatore di banche e una sarta.
Il provino per la "Ciociara", Monicelli e Sinatra
Negli anni '60, dopo il diploma al centro sperimentale cinematografico, Raffaella assume lo pseudonimo di Carrà, su consiglio del regista Dante Guardamagna che unisce la suggestione di Raffello Sanzio - nel nome - con quella dell'artista novecentesco Carlo Carrà, esponente del futurismo e, successivamente, della pittura metafisca.
Nel 1960 ha un piccolo ruolo ne "La lunga notte del '43", dell'esordiente Florestano Vancini, film con un intenso Enrico Maria Salerno e Gino Cervi, tratto da un racconto dello scrittore ferrarese Giorgio Bassani. Sempre in quell'anno si presenta al provino per interpretare Rosetta, la figlia de "La Ciociara" Cesira - Sophia Loren - nel film di Vittorio De Sica, ma viene scartata perché considerata troppo matura.
A cavallo delle prime apparizioni televisive, siamo alla metà degli anni '60, per Raffaella Carrà ci sono altre comparsate in film di rilievo. Ne "I compagni" (1963) di Mario Monicelli, cronaca di uno sciopero organizzato da alcuni operai di una fabbrica tessile torinese, è Bianca, mentre nel 1965 interpreta quello che è forse il suo ruolo più noto al cinema, Gabriella, l'amante italiana del comandante tedesco, antagonista de "Il colonnello Von Ryan", ufficiale statunitense (il cui vero nome è Joseph Ryan) catturato dai soldati italiani dopo una missione aerea fallita. In quel film, produzione holliwodiana girata dal regista Mark Robson, la Carrà recitò al fianco di Frank Sinatra, leggenda della musica Usa.
Trasgressiva Raffa
Dopo aver recitato con Domenico Modugno nello sceneggiato televisivo "Scaramouche" (1965) ed essere stata diretta da big della cinematografia italiana come Carlo Lizzani ("La Celestina P...R..." nel 1965) e Steno ("Rose rosse per Angelica" del 1966), a inizio anni '70 la Carrà inizia a dedicarsi con maggiore puntualità alla tv. Fa ancora in tempo ad apparire in una pellicola noir, "regalando" agli appassionati del genere un'interpretazione indimenticabile, seppure di breve durata, soprattutto per il suo contenuto ad alto tasso di erotismo "alternativo". La futura star del "Tuca Tuca" è Alberta Radelli ne "Il caso Venere privata" (1970), film realizzato dal francese Yves Boisset sulla base del primo romanzo della quadrilogia dell'ex medico Duca Lamberti, il personaggio più noto uscito dalla penna del giallista milanese di origine ucraina Giorgio Scerbanenco. Nella pellicola Raffaella Carrà - con capelli neri! - posa nuda su un set fotografico dall'inequivocabile ambientazione sadomaso, fra catene e bikini leopardato. Finirà male.
Gli ultimi fuochi
Successivamente, quando Raffaella Carrà è già un simbolo della tv tricolore, fra ombelichi scoperti, passi di danza, duetti con Mina e trasmissioni che infilano un successo via l'altro, l'esperienza al cinema è da considerarsi praticamente archiviata. Con alcune piccole eccezioni. Nel 1980 è la protagonista di "Barbara", musical argentino tuttora inedito in Italia. Nel 1983 è se stessa in "FF.SS - Cioè:...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?", rutilante helzappoppin' diretto da Renzo Arbore. Nel nuovo secolo due cameo: in "Colpi di fortuna" di Neri Parenti (2013) e in"Ballo Ballo" (2020) di Nacho Alvarez, l'ultima volta su grande schermo di Raffa.