
Ron è stato eliminato in semifinale a Sanremo
Milano, 15 febbraio 2017 - Se il Festival è finito, le sue canzoni no. Anzi, iniziano solo ora a farsi largo tra le pieghe della quotidianità alla ricerca del ruolo che il pubblico vorrà affidargli sui palchi, in radio o sotto la doccia. Nella sfida finale tra i “budda in fila indiana” e i “ricordi lasciati per la strada” di questa 67a edizione non c’è stato spazio per il non tempo di Marco Masini e, tanto meno, per la vita-candela di Ron, eliminato addirittura in semifinale. La crisi del settimo Sanremo, ha ironizzato qualcuno. Ma “Spostato di un secondo” e “L’ottava meraviglia” rimangono due gemme purissime del patrimonio sanremese 2017; ed è questa consapevolezza a riportate oggi il cantautore fiorentino e quello di Dorno a Milano. Masini sarà, infatti, alle 18 al Mondadori Megastore di via Marghera (e domani, stessa ora, a quello di Brescia), mentre Ron alle 18.30 alla Feltrinelli di piazza Piemonte. Per buttarsi anima e corpo nell’impresa del Festival ci vuole sempre un motivo, che di solito sono una canzone forte o una motivazione importante: Ron a Sanremo aveva entrambe. «A riportarmi in Riviera sono stati effettivamente la convinzione di avere un bel pezzo e il mio impegno per l’Aisla, l’associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica. Alla raccolta fondi per la ricerca ho destinato i proventi dei miei due album di duetti; il primo è uscito nel 2005 e ha venduto 150mila copie, ma, per il valore degli interpreti e la qualità delle esecuzioni, quello dello scorso anno, ‘La forza di dire sì’, è forse il più bel progetto della mia vita. Purtroppo non ha avuto l’attenzione che avrebbe meritato e l’idea di dargli un’altra possibilità ha pesato in questa mia scelta di riprovarci. Con il traino del Festival, infatti, l’ho appena ripubblicato mettendoci sia il pezzo presentato all’Ariston che un altro inedito intitolato ‘Ai confini del mondo’. Tutti i proventi vanno, naturalmente, all’Aisla».
“L’ottava meraviglia” è una canzone che le somiglia molto. «Effettivamente ha molto di me: c’è tanto del mio passato, del mio presente e perfino del mio futuro, visto che riesce a sfiorare corde mai toccate finora. La crisi dei nostri tempi è innanzitutto interiore: siamo spossati, impauriti, insoddisfatti, divorati dall’incertezza del domani. E tutta questa tecnologia che ci circonda è solo uno specchietto per le allodole».
Perché mai? «Comunicare in maniera fulminea e diretta da un capo all’altro del pianeta non vuol dire comunicare meglio, anzi il computer finisce col renderci tutti un po’ più soli. L’ottava meraviglia è la riscoperta dello stare assieme e di una condivisione autentica, che non è certo quella dei likes».
Insegna questo ai suoi ragazzi delle scuole di musica di Vigevano e Garlasco? «Con loro parlo soprattutto del mestiere di cantautore. Del convincersi che il mondo è meno insondabile e misterioso di come ci appare e che per questo vale la pena di guardarlo attraverso le lenti della musica e della letteratura. Imparare a suonare uno strumento o a scrivere un testo è sempre un buon investimento».
Perché? «Credo che l’avvento dei talent show abbiamo sacrificato un’intera generazione di potenziali autori. Oggi puoi trovare in giro voci bellissime che la mania televisiva per le cover ha trasformato in replicanti. La mia ambizione segreta, invece, è quella di riuscire a scoprire prima o poi un artista totale. Una Nora Jones italiana».
Il nuovo tour debutta il 6 marzo agli Arcimboldi con una serata speciale, zeppa di ospiti. «Già, una festa per raccogliere fondi a favore della Aisla con amici quali Annalisa, Giusy Ferreri, Luca Barbarossa, Loredana Bertè, Nek, Francesco Renga, Syria, La Scelta, Elodie, Luca Carboni ed altri ancora».
Con “Annalisa” potrà finalmente cantare la versione di “Insieme a te non ci sto più” che avevate preparato per il Festival, ma poi siete stati costretti a cancellare per dare l’opportunità nella serata di giovedì a “L’ottava meraviglia” di essere ripescata. «Annalisa è di una bravura a volte impressionante. Vorrei tanto scriverle una canzone, ma anche chiederle di scriverne una per me».