Ruben Razzante: "La Rete non riuscirà a uccidere i giornali"

«Nell’universo dell’informazione è in corso un cambio dei modelli di business. Nel mare della Rete finiscono informazioni riprodotte ma non vagliate, non controllate, vale a dire notizie-spazzatura. Un fenomeno aggravato dall’attività dei motori di ricerca che sta compromettendo il mercato dell’informazione» di Gian Marco Walch

Ruben Razzante, docente di Diritto della Comunicazione

Milano, 2 novembre 2014 - Tempi difficili per il giornalismo: «Nell’universo dell’informazione è in corso un cambio dei modelli di business. Nel mare della Rete finiscono informazioni riprodotte ma non vagliate, non controllate, vale a dire notizie-spazzatura. Un fenomeno aggravato dall’attività dei motori di ricerca che sta compromettendo il mercato dell’informazione». Preciso e aggiornatissimo «Informazione: istruzioni per l’uso», sottotitolo «Notizie, Rete e tutela della persona», l’ultimo volume, edito da Cedam-Wolters Kluver Italia, firmato da Ruben Razzante, docente di Diritto della Comunicazione alla Cattolica di Milano e alla Lumsa di Roma.

Professor Razzante, un testo per addetti ai lavori? «Non solo. Il mio libro vuole far riflettere sulle attuali criticità nel mondo dell’informazione, in un momento di variazioni delle abitudini mediatiche degli italiani e, allo stesso tempo, di riposizionamento sul mercato: prima la pubblicità fungeva da paracadute che consentiva a molte testate di sopravvivere».

Mentre oggi? «Oggi assistiamo al boom della Rete. E dei motori di ricerca, che rischiano di conquistare una posizione dominante addirittura planetaria. La Rete, però, non può portare all’impoverimento del mercato, stritolando le testate deboli».

Le contromisure adottabili? «In primo luogo, il mercato dovrebbe intervenire appunto sui motori di ricerca. Il mercato e il legislatore: le multinazionali devono pagare le tasse in Italia, perchè qui prendono i soldi dalla pubblicità italiana. Proprio nei giorni scorsi la Spagna ha dato il via libera alla legge per cui da gennaio gli editori riceveranno adeguati compensi da Google».

Come giudica la nostra informazione? «Storicamente manca d’indipendenza. E il reclutamento avviene su basi d’amicizia e di fedeltà, non di merito».

Vale in qualunque campo... «Ma l’informazione è un bene di tutti».

Lei affronta anche il tema della tutela della persona. Come valuta la nuova legge sulla diffamazione? «Mi colloco a metà strada: è una legge migliorabile. Certamente il cittadino ha il diritto alla tutela e una rettifica non è esaustiva. Ma il giornalista non può venire intimidito, attraverso querele temerarie. Altrimenti non scrive più».

Il nuovo volume del professor Razzante verrà presentato domani alle 18 a Palazzo Cusani, in via Brera 15.