
Samuele Bersani
Milano, 23 febbraio 2017- Come il Mastroianni di una sua famosa canzone, Samuele Bersani è (finalmente) pronto a tirare la maniglia della porta e andare. A dispetto del titolo benaugurante, infatti, quel La Fortuna Che Abbiamo Tour con cui il cantautore riminese approda questa sera al Teatro Creberg di Bergamo non avrebbe potuto avere prologo più travagliato. Concepito lo scorso autunno per accompagnare l’arrivo sul mercato dell’omonimo album dal vivo, questo nuovo giro di concerti s’è dovuto scontrare con i guai alla gola che gli hanno imposto uno stop forzato di quattro mesi. Ma la prova generale a Fermo della settimana scorsa è la prima romana dell’altra sera sono andate benone e questo consente a Bersani d’imboccare con relativa tranquillità la strada che il 27 febbraio lo porta pure agli Arcimboldi di Milano.
Samuele, come sta ora?
«Bene. Anche il viaggio nella malattia è stato lungo. Tutto è iniziato nell’ambulatorio del foniatra Fussi di Ravenna il giorno in cui mi ha mandato a Lione per essere operato. Ero già entrato nell’ordine d’idee del trattamento chirurgico quando, alla vigilia dell’operazione, i sanitari francesi hanno deciso di dimettermi dicendo che avrebbero rischiato di compromettere le mie corde vocali più intervenendo che lasciando le cose così come stavano».
Ma cos’era successo?
«Per il lavoro che faccio, a forza di mangiare alle due di notte subito prima di andare a letto, il reflusso gastroesofageo mi ha bruciato una corda vocale alimentando una cisti; per farla riassorbire i medici mi hanno ordinato due mesi di silenzio assoluto, avvertendomi che il recupero avrebbe avuto tempi lunghi».
È andata così?
«Appena ho ripreso a parlare sono andato dal logopedista Mignardi di Bologna e, come uno che ha disimparato a camminare, ho ricominciato a fare la mia strada passo dopo passo; sono partito dalle vocali basse per poi salire fino a recuperare l’intera scala».
Tutto è bene quel che finisce bene.
«Mica tanto. Prima ho avuto una ricaduta, poi è arrivata una cordite, poi alcuni problemi familiari. Insomma, il 31 dicembre scorso ho avuto anch’io il mio bravo 2016 da salutare con un sospiro di sollievo».
Con la voce, ha ritrovato pure la voglia di tornare a cantare?
«Sì perché questo è il mio mestiere; anche se per qualche tempo ho temuto di non poterlo fare più. Quando rimani a lungo malato com’è accaduto a me, ti viene la paura di non riuscire più a recuperare».
Qual è stata l’ansia maggiore?
«Il rischio di rimanere fuori dal gioco. Già pubblico un disco ogni tre anni e mi si vede poco in tv, se non faccio nemmeno più concerti in questi tempi usa e getta basta un attimo per scomparire».