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Milano - Una collezione di cortometraggi per non vedenti. "Credo sia una definizione che centra lo spirito di molte mie canzoni", assicura Samuele Bersani, offrendo un primo anticipo dello spettacolo che porta il 26 aprile agli Arcimboldi. L’ultima fatica della sua discografia “Cinema Samuele”, Premio Tenco per l’album dell’anno, gioca proprio sull’idea delle piccole storie da vedere ad occhi chiusi. "In estate ho messo in strada un ‘tour estemporaneo’, proprio perché non previsto, mentre ora ho finalmente la possibilità di raccontare compiutamente questo lavoro che reputo molto importante. La estemporaneità poneva dei limiti anche di organico, mentre ora sul palco ho sette musicisti che mi consentono di offrire a queste nuove canzoni la loro giusta dimensione". Si torna nei teatri. "In questi anni vedere le persone attraverso lo schermo è stato avvilente. Il concerto è l’unico momento veramente intimo in grado di dare una ragione a questo lavoro. E il valore aggiunto sta proprio nell’avere davanti persone in carne ed ossa e non degli ologrammi". Come immagina di raccontarlo questo suo Cinema? "L’idea è quella di riprodurre l’album tutto nella prima parte. Finora non avevo mai preso un mio lavoro così seriamente da presentarlo in questo modo, ma il racconto che si porta dentro ha finito per convincermi. Nella seconda parte, siccome quest’anno sono 30 anni di palcoscenico, mi riprometto di rispettare quello 0 che delimita il tempo passato pescando fra gli altri album. Il tour di ‘Cambio’ era del ’91, il mio primo album ‘C’ hanno preso tutto’ è del ’92". Nel tour di “Cambio” Dalla introduceva il suo piccolo set, dicendo che lei stava ancora tra il pubblico e non aveva oltrepassato la linea che lo separa del palco. "Lucio fu generosissimo. Oltre a portarmi in tournée, volle mettere la mia ‘Il mostro’ pure nell’album dal vivo ‘Amen’". Che aspettative ha? "Cerco di non nutrirne di particolari, ma sono convinto che la stessa fame di concerto che ho io ce l’abbiano quelli che ascoltano la mia musica. L’unica vera aspettativa è ritrovare in sala un po’ di normalità".