ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

“Sapore di Mare“ non finisce mai: "Un romanzo di formazione che parla ancora oggi ai giovani"

Enrico Vanzina, autore e sceneggiatore col fratello Carlo del film, cura l’adattamento con Fausto Brizzi . La tappa agli Arcimboldi dal 27 marzo al 13 aprile, poi Brescia. "Questa è la vita da prendere a morsi...".

Enrico Vanzina, autore e sceneggiatore col fratello Carlo del film, cura l’adattamento con Fausto Brizzi . La tappa agli Arcimboldi dal 27 marzo al 13 aprile, poi Brescia. "Questa è la vita da prendere a morsi...".

Enrico Vanzina, autore e sceneggiatore col fratello Carlo del film, cura l’adattamento con Fausto Brizzi . La tappa agli Arcimboldi dal 27 marzo al 13 aprile, poi Brescia. "Questa è la vita da prendere a morsi...".

Il brivido arriva nel finale, quando per i vacanzieri versiliani a caccia di creme solari e avventure passato e presente finiscono per scivolare uno sull’altro come una foto sul proprio negativo regalando alla “Celeste nostalgia” di Riccardo Cocciante il gusto un po’ amaro di cose perdute che chiudeva il film. Pure a teatro in forma di musical, un classico del grande schermo come “Sapore di mare” non rinuncia all’alone di complice malinconia della pellicola. O almeno così assicura Enrico Vanzina, autore e sceneggiatore col fratello Carlo dell’originale oltre che curatore con Fausto Brizzi di questo adattamento per i palcoscenici che debutta fra dieci giorni a Montecatini nell’attesa di planare agli Arcimboldi dal 27 marzo al 13 aprile e al Clerici di Brescia il 15 e 16 aprile. Diretto da Maurizio Colombi, “Sapore di mare - Il musical” vede Edoardo Piacente nei panni di Jerry Calà, Fatima Trotta in quelli di Marina Suma, Giulia Carrara in quelli di Virna Lisi e Lorenzo Tognocchi in quelli di Cristian De Sica. Paolo Ruffini è Cecco il fotografo. I costumi sono di Diego Dalla Palma, le musiche pescano dal juke-box anni ’60 su cui si dipana la storia, spaziando da “Abbronzatissima” a “I Watussi”, da “Non son degno di te” a “Sei diventata nera”, “Stessa spiaggia stesso mare”, “A Saint Tropez” o “Pinne, fucile ed occhiali”. "‘Sapore di mare’ è un titolo che ha cambiato la percezione di cinema leggero in Italia e, come capita negli Usa, i film che hanno segnato l’immaginario collettivo passano dallo schermo al palco – dice Gianmario Longoni di Alveare Produzioni –. Così i pubblici di cinema e teatro si fondono, dando vita ad una nuova razza, perché il musical è un rito collettivo in cui i generi si mischiano".

Qual è il senso di un musical del genere oggi?

Vanzina: "Mio fratello ci guarda da lassù, sarebbe molto contento. Il nonno faceva l’ottico a Milano e qui con Carlo abbiamo girato tanti film, da ‘Yuppies’ in poi. L’ossatura dello spettacolo l’ho fatta con Brizzi, Colombi e Ruffini ci hanno messo del loro, perché gli anni ’60 non sono mai finiti. ‘Sapore di mare’ è un capolavoro sfuggitoci di mano, un romanzo di formazione che continua a parlare ai giovani su amore, amicizia, rapporti coi genitori. La vita da prendere a morsi".

Differenze rispetto alla pellicola?

Colombi: "La storia è sostanzialmente la stessa, ci sono oltre cinquanta successi degli anni Sessanta-Ottanta, quindi molti più che nel film, ma, per evitare la tentazione del musical-karaoke, tutti ben contestualizzati alla narrazione. Ho pure chiesto agli attori di caratterizzare i loro personaggi in maniera diversa da quelli originali, che a mio avviso rimangono inimitabili. E poi perché qui si canta e si balla".

La colonna sonora ha il suo peso.

Brizzi: "Le canzoni sono trama, drammaturgiche, come se fossero state scritte per questo musical. Un po’ come quelle degli Abba nel caso di ‘Mamma mia!’"

E i due protagonisti?

Colombi: "Ruffini non canta e balla poco, ma sul palco porta sé stesso. E questo basta. Checco è una specie di Puck shakespeariano, un folletto che parla ai personaggi e li sposta nella trama. Fatima Trotta, invece, canta, balla e porta nello spettacolo la stessa dolcezza che caratterizzava nel film la Suma".

Paolo, come si trova nei panni di paparazzo?

Ruffini: "Fare il narratore e il fil-rouge della storia va oltre il ruolo del Cecco interpretato sullo schermo da Enio Drovandi. Proprio lui, quando ha saputo che avrei ripreso quel suo ruolo a teatro, mi ha detto di sentirsi lusingato dal fatto che un caratterista come lui venga interpretato da un attore come me. Mi sono fatto coinvolgere volentieri in questo spettacolo perché penso possegga una dote che oggi abbiamo perso: la leggerezza. Quella che col tempo da film di cassetta l’a trasformato in film d’autore grazie anche all’impronta registica di un artista vero come Carlo Vanzina".

Parliamo di costumi.

Della Palma: "Per me è un ritorno ai miei trascorsi di costumista. Nel ’67 mi portarono a Forte dei Marmi e rimasi letteralmente rapito da quei milanesi in vacanza vestiti Schön o Curiel. Così per tornare indietro nel tempo ho pensato a qualcosa di fiabesco perché, in fondo, i musical sono delle favole. E omaggiare il ricordo di una donna magica quale Virna Lisi con vestiti adeguati".