GRAZIA LISSI
Cultura e Spettacoli

Sonia Bergamasco, fra set e pianoforte: "Entrambi i linguaggi mi appartengono"

L'attrice, regista e pianista con Emanuele Arciuli inaugura la serie di spettacoli Rubino per la Società dei concerti

Sonia Bergamasco

Milano - Questa volta la protagonista è lei, Sonia Bergamasco attrice, regista e pianista che con Emanuele Arciuli al pianoforte inaugura la serie di concerti Rubino per la Società dei Concerti, domani sera alle 20.45 nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano. Il duo propone la magia nordica di sei pezzi lirici di Grieg ispirati ai canti popolari e “Enoch Arden” fra fiaba e realtà, melologo per voce e pianoforte musicato nel 1897 da Richard Strauss sul dramma di Lord Tennyson, qui nella riduzione e traduzione italiana operata da Bruno Cagli. Parola, recitazione, musica e una grande interprete. "Enoch Arden – racconta – è un classico della letteratura musicale per voce d’attore e pianoforte. La prima volta l’ho ascoltato al Piccolo Teatro con Giulia Lazzarini: ho subito avuto il desiderio di recitare quella parte, poco dopo sono stata ammessa alla Scuola del Piccolo".

Quando ha scoperto la musica? "A cinque anni ho cominciato a studiare pianoforte accompagnata da mia madre che voleva avessi una buona formazione musicale. Mi sono diplomata in Conservatorio ma poi ho capito che cercavo altro".

Perché poi ha scelto la recitazione? "A 18 anni ho perso mio padre, tanti progetti sono cambiati, quella scuola era sulla mia strada e l’ho percorsa. Ho frequentato la scuola del Piccolo Teatro con Strehler e con un gruppo coeso di compagni, abbiamo lavorato insieme benissimo".

Cosa ricorda maggiormente di Milano? "Sono nata e cresciuta nel quartiere QT8, grandi giochi all’aperto con le amiche, corse sulla montagnetta. Sono andata a vivere presto da sola e ho scelto i Navigli. Torno sempre con gioia a Milano, una città che ha saputo cambiare".

Quanto dà la pianista all’attrice e viceversa? "C’è una fusione fra le due lingue, entrambe mi appartengono. Non privilegio ne l’una né l’altra, è il mio modo di stare nel mondo. Ho cominciato anni fa a collaborare con Arciuli, un grandissimo musicista, ci piace esplorare programmi diversi. Enoch Arden è un best-seller della letteratura dell’Ottocento, Strauss lo trasforma in un melologo, noi in un nostro pezzo".

Quali sono gli autori che sente più vicino? "Fin dagli anni del Conservatorio sono stata attratta dalla dissonanza di Schönberg, mi ha sempre appassionato quel cortocircuito d’inizio secolo scorso. Ho iniziato a lavorare su 'Pierrot Lunaire' ancora prima di diventare attrice; un pezzo che amo e continuo a eseguire".

Cosa significa condividere il teatro, il cinema con Fabrizio Gifuni, suo marito? "Ci siamo conosciuti anni fa recitando nella “Trilogia della Villeggiatura” di Goldoni, regia di Massimo Castri. Abbiamo lavorato insieme in televisione, al cinema ma in teatro i nostri percorsi sono diversi".

Avete due figlie, Valeria e Maria. "La musica, la recitazione, convive con noi, ma ognuno fa le sue scelte...Valeria si è appena iscritta a Filosofia".