Spoon River di Milano. Pausa poetica e surreale

A Milano, Casa degli Artisti presenta "Arimo, la Spoon River di Milano", un'antologia vivente dei Fantasmi locali. Mostra fino al 19 novembre.

Spoon River di Milano. Pausa poetica e surreale

A Milano, Casa degli Artisti presenta "Arimo, la Spoon River di Milano", un'antologia vivente dei Fantasmi locali. Mostra fino al 19 novembre.

Nella Milano del Dopoguerra, non si diceva "time out", ma "arimo", per fermare il tempo del gioco nei cortili. Parola ripresa nel progetto di Casa degli Artisti in Corso Garibaldi: "Arimo, la Spoon River di Milano", la prima antologia vivente dei Fantasmi locali, in mostra fino al 19 novembre negli spazi a piano terra. "Una pausa creativa dall’euforia coatta di una metropoli che mai vuole fermarsi per onorare e profanare la sua memoria e la sua fantasia", secondo l’ispirazione di Luca Mastrantonio. Che insieme a Mattia Bosco ha riunito ventun poeti e poete (sic), selezionati da una giuria presieduta da Viviane Lamarque, coinvolgendo in un gruppo di lavoro alcune delle più importanti voci contemporanee. Risultato: "Presenti remoti", appunto la prima antologia vivente di Fantasmi milanesi. Suoni e immagini di una Spoon River dadaista, per ridare voce a personaggi: veri o di fantasia, umani e non. Attraverso una serie di dispositivi poetici, quadri e dipinti, installazioni, video-poesie, creati in dialogo con gli artisti. Utilizzando oggetti creati o presi dalle strade e dalle cantine: un citofono-antologia dove ascoltare storie, lavagne luminose che proiettano come lastre poesie scritte su acetati, giradischi dove suonano versi scritti su un frisbee funerario, tra Keats e Giulia Niccolai, lampioni/lune elettriche che riproducono voce e intensità di luce delle poesie recitate o una macchina cromografica che traduce in colori le parole e le lettere in arcobaleni da battere sui tasti di una vecchia Olivetti. Anche l’ascensore funebre dove dialogare con il fantasma di una donna trovata morta sulle rive limacciose dell’Olona, negli anni Cinquanta.

Anna Mangiarotti