Sembra la telecronaca di una partita. Sembra. Con quell’adrenalina un po’ alla Lele Adani, le mani fredde per l’ansia di vedere (ascoltare) come va a finire. Ma sotto sotto quello che raccontano gli Usine Baug è tutt’altra cosa. Ovvero storie minime e struggenti legate a Taranto e alla sua acciaieria. L’eterno calcolo mercantile che si rinnova sulla pelle delle persone, in bilico fra posti di lavoro, salute pubblica, profitto. Drammaturgia civile. Ma anomala. Proprio in questo tentativo di aprirsi a una metafora differente. Appoggiandosi a un linguaggio ibrido di parole, movimenti, immagini. Progetto curioso "Ilva Football Club". Che non a caso torna subito a Milano dopo il suo passaggio a Campo Teatrale. E questa volta è l’Elfo Puccini ad ospitare lo spettacolo ispirato all’omonimo romanzo di Fulvio Colucci e Lorenzo D’Alò, dal 10 al 15 dicembre in Sala Fassbinder. Una creazione firmata Usine Baug insieme ai Fratelli Maniglio. Ovvero Fabio e Luca, anche in scena con Ermanno Pingitore, Stefano Rocco e Claudia Russo. "La storia della più grande acciaieria d’Europa s’intreccia alla leggenda di questa piccola squadra nata sotto le ciminiere dell’Ilva – spiegano gli autori – per dare voce alle tante storie vissute a Taranto. Storie di lotta tra salute e lavoro, tra speranza e disillusione, tra sogno e realtà".
Finzione, certo. Eppure ogni dettaglio nasce da una meticolosa ricerca sul campo.
Diego Vincenti