DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Sulla Divina Commedia, polifonia di voci

Segni su segni. Ad appoggiarsi su altri segni ancora. Quasi fosse un’ampia, ramificata stratificazione. Destinata a comporre un nuovo...

Segni su segni. Ad appoggiarsi su altri segni ancora. Quasi fosse un’ampia, ramificata stratificazione. Destinata a comporre un nuovo...

Segni su segni. Ad appoggiarsi su altri segni ancora. Quasi fosse un’ampia, ramificata stratificazione. Destinata a comporre un nuovo...

Segni su segni. Ad appoggiarsi su altri segni ancora. Quasi fosse un’ampia, ramificata stratificazione. Destinata a comporre un nuovo cammino. Un modo proprio e personalissimo per uscire dalla selva oscura. E rivedere le stelle. Mentre si assembla davanti ai nostri occhi (alle nostre orecchie) un pentagramma invisibile di parole e di ritmi, di pause e di silenzi. Polifonia di voci. Che poi è il terreno d’indagine assoluto di Chiara Guidi, fin dai tempi della fondazione della Societas, con Claudia e Romeo Castellucci. Un’indagine che qui si concentra appunto sull’Alighieri, portando domani sera al Teatro Fontana "Inferno. Esercizi per voce e violoncello sulla Divina Commedia di Dante". Replica unica. Per un viaggio inedito fra gironi, bolge, terzine. Concepito come un dialogo fittissimo con il violoncello di Francesco Guerri. "Le parole di Dante suonano ancora prima di farsi capire – sottolinea Guidi –. Non hanno bisogno del suono della voce, né, tantomeno, di un violoncello. Ogni suono che le accompagna è perdente, perché sui versi di Dante non si possono scrivere partiture. Eppure tra la voce e Dante si crea, sempre, uno spazio. Lì, allora, abbiamo deciso di fare esercizio per mettere alla prova il violoncello e la voce umana. Per trasformarli. Uno dopo l’altro i canti li attraverseremo tutti e passo dopo passo saranno la nostra scuola. Ci occorre tempo". Un tempo da proteggere. Aprendolo a grammatiche non abituali. Qui nel confronto con un pensiero chiaramente non semplificato. Anche se poi la tensione concettuale dell’artista romagnola, non abbandona mai una concretezza teatrale molto leggibile. Capace di alimentare un confronto quasi festoso, soprattutto con gli spettatori più giovani. Nella naturalezza. Come ci si ricorda anche da quella bellissima edizione del Festival di Santarcangelo del 2009, quando Guidi fu chiamata come direttrice artistica. Sorprendendo con una visione intessuta di rigore, di ricerca, di furia inventiva.

A Milano passa con una certa costanza. E ultimamente la si era incrociata all’ex-Paolo Pini da Olinda e al Piccolo (i progetti su Edipo e Belinda, il cult Buchettino). Bello per una volta ritrovarlo in via Boltraffio. Altro segnale forte della nuova direzione del Fontana. Pronto ad aprirsi alla complessità del progetto dantesco. Eppure anche alla sua viscerale potenza comunicatrice. Priva di distanze. "Lì sul pentagramma – conclude Guidi –, tracciamo il suono della laringe umana in stretta relazione con gli endecasillabi e con la notazione musicale del violoncello, per dare vita a un’unica forma che, come una linea flessuosa non visibile, ci indichi la chiave di tutto. La scrittura compositiva diventa per noi lo schizzo di un asse generatore che attende, attraverso la nostra interpretazione, di dare forma a una forma che si forma. Tracciamo segni sul cammino di Dante e quei segni diventano il nostro cammino". Solo domani, alle 20.30. Info: teatrofontana.it. D.V.