FABIO LUONGO
Cultura e Spettacoli

Bruce Springsteen, il medico super fan: 62 concerti. Galeotto fu il nastro della radio libera

Pierluigi Gamba, oggi in pensione, racconta i suoi 40 anni di fede nel boss: i primi acquisti da Carillon, il debutto live a Zurigo, le follie per seguire il cantautore Usa in ogni dove

Bruce Springsteen e Pierluigi Gamba

Bruce Springsteen e Pierluigi Gamba

Monza – Più di 60 concerti in 40 anni di fede springsteeniana, 3 o 4 date per ogni tour del Boss, di qua e di là dell’Atlantico, in giro per l’Italia e per l’Europa. Un pellegrinaggio partito grazie a una passionaccia per il rock e all’ascolto della registrazione di una trasmissione mandata in onda da una delle radio libere dell’epoca, la brianzola Radio Montevecchia.

È cominciata così la storia del rapporto tra Bruce Springsteen e uno dei suoi più preparati fan italiani, Pierluigi Gamba. A poche ore dal più grande concerto del Boss in Italia dopo lo show del 1985 a San Siro, col Parco di Monza che si prepara ad accogliere 70mila fan, Gamba pregusta la terza data di questo tour dopo due sere consecutive vissute sotto il palco a Parigi.

Quella per il Boss è proprio una passione...

"Diciamo che ho 71 anni e ho passato la vita andando ogni tanto a un concerto di Springsteen".

Quanti ne ha visti?

"Sono nella media alta: 62 concerti. Se contiamo che dall’81 all’84 Bruce è stato fermo e che fa un tour ogni 2 o 3 anni, è una buona media".

Quando è scoccata la scintilla?

"La passione è nata il 5 luglio 1980. Avevo 28 anni, avevo terminato il militare da 3 mesi e avrei cominciato a breve a lavorare come medico al San Gerardo. Avevo già una passione per il rock: il 5 luglio ‘69 ero stato al concerto di Hyde Park dei Rolling Stones, in cui esordì Mick Taylor, poi ho visto dal vivo i Jethro Tull, i Creedence Clearwater Revival a Londra, i Genesis nel ‘75. Nel ‘71 ero al concerto dei Led Zeppelin al Vigorelli. Ma verso fine anni ‘70 ero in una fase di stallo musicale. Poi, il 5 luglio ‘80, ero a casa di un amico a vedere la finale di Wimbledon tra Borg e McEnroe; finita la partita l’amico mise su dei nastri che aveva registrato da una radio libera: a un certo punto arrivò una canzone e restai folgorato. Era Springsteen, era “Incident on 57th Street“, dall’album “The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle“".

Fu amore al primo ascolto?

"Andai subito da Carillon Dischi a Monza, che aveva aperto da pochi mesi, e uscii con sottobraccio un bootleg di Springsteen, un triplo disco. Ho continuato a sentirlo per settimane. Tutti i giorni andavo a cercare altri bootleg di Springsteen. E così sono andato avanti per un po’, finché non è uscito "The River", che ho immediatamente preso e consumato".

Mancava solo un tassello: il concerto.

"Nell’81 il Boss arrivò in Europa per il suo primo vero tour europeo e presi i biglietti per la data di Zurigo: lì è stata l’Epifania totale, una cosa che mi è esplosa dentro. Uscito da lì la prima cosa che ho fatto è stata cercare un altro concerto di Bruce. Così 9 giorni dopo sono andato a Lione per il mio secondo show".

E non si è più fermato...

"Per il tour di ‘Born in the Usa’ sono andato a Goteborg, in Svezia, per vederlo, poi a San Siro a Milano. Il giorno dopo con 3 macchine siamo andati a Montpellier, poi a Saint-Etienne e quindi a Parigi per 2 date, infilando 5 concerti consecutivi. Ogni volta è stata un’esperienza straordinaria. Dall’81 in qua non ho mai mancato un tour e l’ho visto in diversi concerti negli Usa. Ancora oggi non risparmia una goccia di sudore sul palco, è incredibile".