ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Tananai corre veloce: "Il successo è una sfida. I concerti come una droga"

Venerdì il nuovo album ‘Calmocobra’, poi parte il tour nei palasport: "Mi sono preso una pausa di sette mesi per ripartire senza stress"

Milano, 15 ottobre 2024 – ‘Calmocobra’ tutto d’un fiato. Come una sgasata in sella a quella moto che nel caso di Tananai assomiglia tanto alla sua vita sulla corsia di sorpasso. "Il titolo nasce da un monito del mio manager, che quando teme stia perdendo contatto con la realtà attratto dalle luci della grande giostra su cui m’ha fatto salire Sanremo, mi guarda dritto negli occhi dicendo ‘calmo cobra’, fai quel che devi senza farti condizionare dal mondo che ti gira attorno". Da qui nasce la metafora della velocità, della moto e della sfida a sé stesso evocata dalla copertina (e dal falso incidente messo in scena a Roma qualche settimana fa per iniziare a far circolare sui social il concept del disco). "Questa frenesia sai quando inizia, ma non quando finisce" ammette “Tana”, all’anagrafe Alberto Cotta Ramusino, classe ’95, nello studio nuovo di zecca che s’è costruito a Milano in zona Loreto. "Sai però che, qualunque cosa accada, devi rimanere lucido. Così nel retro dell’album a quella motocicletta gli do fuoco". Calmocobra esce venerdì con nove tracce inedite più i singoli Veleno, Storie brevi con Annalisa e quel Ragni arrivato in radio il mese scorso. Tutto in attesa del tour nei palasport; data zero a Jesolo il 2 novembre, giorno dei defunti, ma sbarco al Forum di Assago il 4 (e 5), anniversario della vittoria. Ed è su quella che punta lui, in concerto pure il 23 novembre a Livorno e il 27 a Casalecchio di Reno.

Tananai, all’anagrafe Alberto Cotta Ramusino, 29 anni
Tananai, all’anagrafe Alberto Cotta Ramusino, 29 anni

Cosa le fa supporre che non rimarrà schiavo dell’ebbrezza della velocità?

"Il fatto che ho conosciuto il successo da adulto e quindi non ho dovuto sacrificargli un pezzo della mia adolescenza. Io non sono i miei risultati, ho avuto tempo di capire la mia natura e da dove vengo. Questo è quel che conta. Tutto il resto è noia".

Dopo il successo di Tango s’è detto “Oddio, ora che faccio”?

"Ad essere sinceri, no. Dopo due anni senza respiro, la scorsa estate ho deciso di fermarmi, innanzitutto per capire chi fossi, e poi regalarmi tutto il tempo necessario a fare le cose perbene, senza lo stress di dover cavalcare l’onda. Questo vuoto attorno a me, al mio lavoro, alla mia famiglia, alla mia ragazza e ai miei amici non è durato, però, più di sette mesi".

Una parentesi breve.

"Infatti. Fermarmi è stato bellissimo, ma staccarmi da tutto quel che mi fa sentire vivo, ovvero far uscire nuova musica e proporla ai concerti, s’è rivelato mentalmente sfiancante. La sensazione più inquietante è stata dover prendere atto che i concerti sono diventati una droga. Se prima la mia ragione di vita era fare musica, ora lo è pure portarla alla gente".

In Radiohead racconta la passione per Thom Yorke & Co. mentre in Punk love storia una liason sbagliata “alla Bonnie and Clyde”. Perché?

"È la storia di due cuori e un arresto. Con lei che trascina lui nelle sue scorribande fino all’inevitabile epilogo. E quando vengono beccati, lui dice ‘prendimi, ma sì / e se dovrai buttarmi / non farne un dramma / non sei una codarda’ e lei anzi che ribatte ‘no ti salverò e rimango con te’ la butta sul più utile: ok bello, ciao".

Il pezzo sembra citare Non me lo so spiegare di Tiziano Ferro.

"Mentre la scrivevo al pianoforte, tra un accordo e l’altro m’è partito un ‘sì, lo ammetto, un po’ ti penso…’ e mi sono detto: perfetto. D’altronde Ferro l’ho divorato nei miei ascoltati. Ovviamente Tiziano è a conoscenza del misfatto".

Definisce un altro pezzo, Nessun confine, una “serenata hooligan”.

"Sì, perché racconta una storia da pub. Di dopo-partite a tutta birra e di una liason con tanto di serenata molesta che un tifoso innamorato dedica a una frequentatrice del locale. Si mettono insieme, ma dopo un po’ lei perde la sua battaglia con la malattia lasciandolo solo. E i compagni, che conoscono la ballata alcolica a menadito, continuano a cantargliela stringendoselo in un grande abbraccio".

Con Annalisa avevate forse il singolo più forte dell’estate. Ma in classifica non ce l’avete fatta a scalzare Sesso e samba e 30°. Dispiaciuto?

"Storie brevi non era un pezzo estivo. È un pezzo uscito d’estate, che spero la gente continui ad ascoltare pure a Natale. Nel bene o nel male, ogni volta che provi a pensare fuori della scatola ottieni un risultato. Ed è stato così pure con Annalisa quando ci siamo detti: tiriamoci fuori dalle logiche di stagione e pensiamo solo a fare una cosa bella".

Un’avventura artistica da affrontare prima o poi?

"Cantare in Europa. E poi un album in coppia con un amico o un’amica. Chi? Paolo Antonacci, ad esempio, attualmente al lavoro sul suo primo progetto. Oppure Annalisa".