
Il frontman Denis Gagné: "A me il disco “Foxtrot“ cambiò la vita. E “Supper’s Ready“ è il mio preferito. Un amico di Gabriel disse che averlo vicino a un nostro show gli dava la sensazione di vederlo in due posti".
Quando nelle interviste chiedono a Peter Gabriel se i Genesis si riuniranno mai, lui risponde che la gente può andarsi a vedere The Musical Box. E l’idea di non avere nel culto di “Bat Wings” o “Flower” altro Peter al di fuori di lui, esalta Denis Gagné, frontman della formazione canadese, mercoledì al Teatro Lirico con “Genesis Live” puntualissima rivisitazione del tour arrivato a consacrare 53 anni fa l’epopea di “Nursery Crime” e “Foxtrot”.
Denis, quali sono le differenze tra Genesis Live e gli spettacoli successivi di Gabriel & Co.?
"Genesis Live è stato l’inizio. Lo show che ha trasformato i Genesis in gruppo teatrale, rivoluzionando il modo di mettere in scena il rock. Maschere e costumi creavano con luci e scenografie un’atmosfera unica; vere performance di teatro contemporaneo, l’integrazione di suoni e visual da cui i “live“ non avrebbero più potuto prescindere".
Peter Gabriel racconta spesso la sorpresa provata dalle figlie ad un vostro spettacolo.
"Peter tenne alcune maschere originali dello show e ci sono foto in cui le usa per giocare con Melanie e Anna-Marie bambine... Sono sicuro che in famiglia abbiano visto filmini dei suoi spettacoli coi Genesis, ma ritrovarselo davanti in carne ed ossa sul palco di un teatro che l’applaude e lo incita come in un viaggio nel tempo deve essere stata una bella esperienza anche per loro. Un collaboratore di Gabriel ha ammesso che, averlo al fianco in un nostro concerto, gli dava la sensazione estraniante di vederlo in due posti diversi. Un commento molto lusinghiero nei miei confronti".
In 32 anni di attività, 20 musicisti si sono alternati in The Musical Box. Progetto più forte delle sue individualità?
"Credo di sì, The Musical Box non è una ‘celebrazione’ dei suoi membri, ma della creatività dei Genesis. Abbiamo sempre puntato su ottimi musicisti, visto che per suonare certa musica servono capacità. Ecco perché sono soddisfatto al pensiero di aver probabilmente in tour la migliore formazione di sempre. Siamo in strada da più di trent’anni e non è facile riuscire a migliorarsi sera dopo sera".
Quanto è importante l’"imprinting" nel fan della prima canzone dei Genesis ascoltata?
"A me ha cambiato la vita. Ricordo che rincasai mentre mio fratello aveva sullo stereo una copia di ‘Foxtrot’ prestatogli da un amico e la camera era inondata da ‘Supper’s Ready’. Mi mise tra le mani la copertina del disco in modo che potessi seguirne il testo e se ne andò. Penso di aver ascoltato quel pezzo almeno tre volte al giorno per mesi. Ancora oggi è il mio preferito".
Avete pensato di “aggiornare” artisticamente e tecnologicamente uno show dei Genesis?
"Assolutamente no. Il progetto The Musical Box è nato per fare da macchina del tempo e mostrare, a quanti se li sono persi, cosa fossero i Genesis. I nostri spettacoli giocano sull’illusione di rivivere gli anni ‘70. La cosa più particolare è stata prendere momenti diversi dei tour della band inglese e riunirli in “A Genesis Extravaganza“. Conservandone stile ed essenza".
È vero che per il vostro primo tour italiano chiedeste di lavorare con il promoter che nel 1971 portò i Genesis nel nostro Paese per la prima volta?
"Non ricordo. Anche se la nostra smania di ricreare quel periodo nel modo più filologico possibile può spingersi fin lì...".