Bises
Trovo sia triste e ingiusto quando una storia che porta con se un pizzico di cultura e amore piano piano si affievolisce e rischia di essere avvolta dal buio. Perché passano gli anni, chi ne è stato protagonista va avanti con la propria vita e improvvisamente si smette di parlarne. Solo la ricerca e l’interesse per quel che fu possono far riemergere aneddoti e ricordi in modo da trasmettere ancora e ancora ciò che è stato. Galtrucco è un esempio positivo della volontà di non dimenticare un luogo che ha costruito l’immaginario elegante e raffinato di una Milano da salotto. Il negozio di tessuti di Galtrucco sotto i portici meridionali di Piazza Duomo dal 1923 se lo ricordano in molti, anche io da bambino, e nonostante dal 2001 l’azienda si occupi di tutt’altro, quel cognome ancora evoca un mondo sepolto e che manca. Le stoffe al metro, i figurini, la creatività che fa rima con pazienza, le vetrine per cui erano celebri e l’impero famigliare costruito con dovizia e fiuto. A Palazzo Morando gli eredi hanno voluto celebrare i 140 anni di questa storia milanese esponendo fotografie, campionari, pubblicità, bozzetti e abiti che tracciassero le fila decade dopo decade. Visionari e modernissimi i Galtrucco si affidarono alle migliori maestranze per esaltare i loro tessuti: il negozio firmato dall’architetto Guglielmo Ulrich così lineare, essenziale e funzionale che oggi sarebbe ancora perfetto, le coloratissime réclame disegnate da Brunetta che custodiscono la raffinatezza di questo indirizzo e tutt’attorno un’immagine fatta di cura per il dettaglio. Ci sono stoffe di meravigliosi abiti da sera in velluto, allegri fiori utilizzati da Chloé e leggeri chiffon senza tempo. Queste sono le storie da custodire e anche se un po’ alla volta i ricordi si fanno più labili ci vengono incontro i preziosi archivi e la passione insita nel nostro dna.