MASSIMILIANO MINGOIA
Cultura e Spettacoli

Un thriller tra misteri e guerra civile. De Michelis “esplora“ Montisola: "Qui la Xª Mas ebbe il suo feudo"

Dopo il successo de “La Stazione“, lo scrittore indaga sui segreti del lago d’Iseo: domenica evento a Milano "La flottiglia di Borghese compì atti efferati contro i partigiani. Le frasi di Vannacci? Irresponsabili".

Un thriller tra misteri e guerra civile. De Michelis “esplora“ Montisola: "Qui la Xª Mas ebbe il suo feudo"

Dopo il successo de “La Stazione“, lo scrittore indaga sui segreti del lago d’Iseo: domenica evento a Milano "La flottiglia di Borghese compì atti efferati contro i partigiani. Le frasi di Vannacci? Irresponsabili".

Dalla caotica e misteriosa Stazione Centrale di Milano all’affascinante e oscura Montisola sul lago d’Iseo. Jacopo De Michelis ha deciso di rendere protagonista un luogo anche nel suo secondo romanzo, La montagna nel lago (Giunti, 576 pagine, 19 euro), che sarà presentato a Milano domenica alle 17 alla Società Umanitaria, nell’ambito di Book City.

De Michelis, perché proprio Montisola dopo la Centrale?

"In questo senso i due romanzi sono analoghi, perché lo spunto, per entrambi, è nato da un luogo. Oltre al thriller ricco di colpi di scena, questo romanzo porta il lettore a esplorare Montisola. Perché l’ho scelta? Perché c’ero stato da bambino qualche giorno in vacanza, in inverno. Il fascino lacustre nelle giornate piovose e tetre mi aveva colpito. Quando ho deciso di ambientare il libro proprio lì, ci sono tornato varie volte. E, studiando libri e archivi sulla storia della zona, ho scoperto alcuni aspetti oscuri di quel luogo".

Si riferisce alla Decima Flottiglia Mas, il cui comandante, il principe Junio Valerio Borghese, fece di Montisola una sorta di feudo personale durante gli anni della guerra civile?

"Proprio così. Borghese, insieme ad alcuni suoi ufficiali, vi passò del tempo dal 1943 fino alla Liberazione. Un fatto storico che mi ha fatto scattare la molla da narratore di storie".

Un altro legame con La Stazione, la cui trama è legata a fatti legati alla Seconda Guerra Mondiale: la deportazione degli ebrei dal Binario 21 della stazione milanese.

"Da questo punto di vista il legame tra i due romanzi c’è, ma le due opere sono diverse dal punto di vista dell’approccio narrativo: nella Stazione partivo dal thriller ma mescolavo anche altri generi: l’avventura, il gotico, il fantastico. La montagna nel lago, invece, è un thriller tradizionale: c’è un delitto, c’è un’indagine, ci sono rivelazioni e segreti svelati, indizi da dipanare. C’è anche l’amore, come nella Stazione, ma emerge solo nella parte finale del romanzo, e c’è l’amicizia tra Pietro e Cristian".

Il protagonista è un giornalista, Pietro Rota.

"Sì, Pietro era partito da Montisola per Milano per realizzare il suo sogno: diventare un grande giornalista. Un sogno che realizza solo in piccola parte, perché lavora per uno scalcinato tabloid di cronaca nera. A un certo punto, però, è costretto a tornare a Montisola perché il padre è accusato di omicidio".

Tornando alla Decima Mas, nei mesi scorsi è tornata d’attualità a causa di alcune dichiarazioni del generale Vannacci durante le Europee...

"Quando ho deciso di approfondire la storia della Decima sul lago d’Iseo, le elezioni erano ancora lontane. Dopo le dichiarazioni di Vannacci mi sono reso conto che questa storia rischiava di diventare tema d’attualità".

Qual è il suo giudizio storico sulla Decima?

"La Decima Mas è stato un corpo della Regia marina che ha avuto una storia lunga. Non tutti gli episodi ad essa legati sono negativi, ma non si può dimenticare che negli anni della guerra civile la Decima Mas si è resa responsabile di azioni particolarmente efferate e feroci nella guerra anti-partigiana voluta dai nazisti. Fatti che ho studiato per il romanzo non solo nei libri di storia ma in alcuni atti processuali relativi a ufficiali della Decima. Sono azioni che hanno sporcato in maniera indelebile la storia della flottiglia. Il mio giudizio, dunque, è negativo e di condanna. Chi dimentica questa parte della storia inneggiando in maniera giuliva e irresponsabile alla sua X, sbaglia".

Ogni riferimento a Vannacci è puramente voluto?

"Assolutamente sì".

Veniamo al mestiere di scrittore. Quanto ci ha messo a scrivere La montagna nel lago?

"Due anni e mezzo. Sono stato “veloce“. Per completare La Stazione ci ho messo otto anni".

Dopo il successo del primo romanzo, le è venuta ansia da prestazione per il secondo?

"Il secondo romanzo è molto più difficile del primo, soprattutto se questo è andato bene".

De Michelis, lei è un milanese trapiantato a Venezia. Cosa ne pensa del capoluogo lombardo? Ci torna volentieri?

"Quando me ne sono andato, 20 anni fa, pensavo che Milano fosse un po’ arida. Ma negli ultimi anni l’ho vista cambiata in meglio e ci torno volentieri, anche perché ho parenti e amici. Oltretutto, anche nella Montagna nel lago, Milano è presente, perché il protagonista Rota ha fatto il giornalista proprio qui".