"Una Piccola Odissea" con Andrea Pennacchi

Andrea Pennacchi porta sul palcoscenico la sua interpretazione personale de "Una Piccola Odissea", intrecciando il poema omerico ai ricordi d'infanzia. Un viaggio emotivo sul tema del ritorno a casa, in scena al Teatro Carcano di Milano.

"Una Piccola Odissea" con Andrea Pennacchi

Domani e domenica l’attore padovano è ospite del Carcano

"L’Odissea non è un libro. Non è nemmeno una roba che leggi". Inizia così Andrea Pennacchi. Subito a sottolineare l’ampiezza di un immaginario che travalica i confini dell’oggetto e della stessa parola scritta. Per divenire altro. Un territorio ogni volta inesplorato. Eppure intimo, personale, riconoscibile. Come in questo caso. Dove il poema omerico si presta ad intrecciarsi ai propri ricordi di bambino. Pennacchi afferma che il suo innamoramento per il palcoscenico (per una parola orale, da condividere, diversa ogni sera) sia nato nel momento in cui è inciampato nel ritorno di Ulisse ad Itaca. E questo momento assoluto torna fra le pieghe di "Una Piccola Odissea", domani e domenica ospite del Carcano, dopo averlo intravisto un paio di estati fa al Castello. Piace l’attore padovano. Sempre seguitissimo sui social e in televisione. Con quella sua presenza minima e carismatica, pantaloni larghi e camicia, la cadenza che rimanda agli orizzonti veneti. Qui accompagnato in scena dalle musiche originali di Giorgio Gobbo, insieme ad Annamaria Moro e Gianluca Segato. Sul palco Pennacchi non concede nulla all’estetica. Ai fronzoli. Ma si diverte a muoversi inquieto intorno al tema del "nostos", del ritorno a casa. Da una parte quindi Ulisse, il viaggio, Penelope, la lotta per riguadagnarsi Itaca. Dall’altra il padre che torna dal campo di concentramento, la madre che aspetta, la gioia e i lutti di qualsiasi famiglia. Diego Vincenti