DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Viaggio nella mente. Mistero inaccessibile

Già il titolo ha i contorni seduttivi della complessità: "Schegge di memoria disordinata a inchiostro policromo". E infatti la...

“Schegge di memoria disordinata a inchiostro policromo» dal 18 marzo in prima nazionale al Franco Parenti

“Schegge di memoria disordinata a inchiostro policromo» dal 18 marzo in prima nazionale al Franco Parenti

Già il titolo ha i contorni seduttivi della complessità: "Schegge di memoria disordinata a inchiostro policromo". E infatti la cornice in cui si muove lo spettacolo è il cervello umano, uno dei luoghi meno comprensibili al mondo. Figurarsi se il cervello in questione è quello di Billy Milligan, negli anni 70 riconosciuto colpevole di aver rapito e violentato tre ragazze ma poi assolto per infermità mentale, essendo affetto da disturbo di personalità multipla. Per la precisione ventiquattro (personalità), di cui dieci definite indesiderabili e una – il Maestro – in grado di assorbirle tutte. Al di là del caso giudiziario, si parla di un’esistenza disperatissima. Segnata da violenze durante l’infanzia e poi da continui internamenti in manicomi criminali. Spunto quindi non scontato. Che da tempo Fausto Cabra desiderava indagare. Tanto da chiedere a Gianni Forte (il 50% degli storici Ricci/Forte) di scrivere un testo sulla vicenda, seguendo tre linee di sviluppo: il legal-thriller, il dramma psicoanalitico, l’indagine metateatrale. In questo orizzonte nasce dunque "Schegge di memoria disordinata a inchiostro policromo", dal 18 marzo in prima nazionale al Franco Parenti. Repliche poi fino al 13 aprile. Lunga tenitura. Per un progetto affidato in scena a Raffaele Esposito, Anna Gualdo, Elena Gigliotti. "È un viaggio ampio sull’identità – spiega Cabra, già amatissimo interprete ronconiano –, sulla finzione, sull’auto-menzogna, sulla verità e sul processo di liberazione dal trauma. Un’indagine nelle regioni più disturbanti della mente umana. Perché sempre più spesso l’individuo oggi è un equilibrista della superficie, che si auto-narra come coerente e unitario, ma per reggere la menzogna è costretto a tagliare ogni comunicazione con l’interiorità, a scollegarsi dal magma interiore. Avere il coraggio di accogliere la propria complessità e di accettare che l’identità sia in continuo riassestamento, permette anche di connettersi empaticamente all’altro e al reale che ci circonda. Ed è qui che il Teatro si fa politico, smascherando questo bisogno di certezze assolute e immutabili". Insomma: sul palco il groviglio nascosto dentro oguno di noi. A vari gradi di stratificazione, s’intende. Accolti dalle scene di Stefano Zullo e dalle musiche di Mimosa Campironi. Una drammaturgia sonora la sua. Ispirata al rock psichedelico. Per un mosaico di citazioni, frammenti, brani originali. Diego Vincenti