DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Vladimir Luxuria dall’Isola a Princesa: “Siamo tutti alla ricerca di noi stessi. Le polemiche? Ormai sono vaccinata”

Il ritorno sul palco al Franco Parenti con la storia che ispirò De Andrè: "Un dramma che travolge". E sull’avventura nel reality: “La trasmissione si presta a fare da bersaglio, succede sempre. Ma va bene così. E per il futuro non lo so: tutto è possibile, niente è certo”

Vladimir Luxuria mercoledì prossimo sarà in scena al Franco Parenti a Milano

Vladimir Luxuria mercoledì prossimo sarà in scena al Franco Parenti a Milano

Milano – È una catalizzatrice innata di polemiche. Basta vedere il misuratissimo delirio scatenato dalla sua conduzione de L’isola dei famosi. Ma per fortuna Vladimir Luxuria è molto (molto) altro: attivista, ex deputata, attrice. Con quel nome che pare la versione queer di un dittatore russo. Aprendo improvvisi squarci di pace e di amore. Mercoledì prossimo torna anche a teatro. Al Franco Parenti. Lei la protagonista di “Princesa”, monologo sulla vita di Fernanda Farias, firmato da Fabrizio Conigli. Appuntamento che apre la stagione estiva del Pier Lombardo. Dove si vedranno Ambra Angiolini, Filippo Timi, Valter Malosti.

Luxuria, quindi è sopravvissuta all’Isola.

"Ma sì, sono vaccinata alle polemiche, ormai mi sento una nullità quando non ci sono. Anche perché ogni cosa che faccio scatena delle reazioni. C’è un valore nelle critiche. Ma non devono scadere nell’insulto".

Hanno un po’ infierito?

"La trasmissione si presta a fare da bersaglio, succede sempre. Ma va bene così. E per il futuro non lo so: tutto è possibile, niente è certo".

Intanto torna a teatro.

"Ci lavoravo spesso una volta, prima che la tv si fagocitasse tutto. E devo ammettere che mi sento travolta da questa vicenda così drammatica, in cui mi immedesimo nel profondo. Ho sempre bisogno di dieci minuti per riprendermi. Ma so che succede anche agli spettatori".

Chi era Fernanda Farias?

"Una donna nata Fernandinho, in una regione poverissima del Brasile, ancora bambina abbandonata dal padre e poi violentata da un cugino. A un certo punto partì per l’Europa per inseguire un sogno, il lieto fine. E visse molto a Milano, in un albergo di via Boscovich. Ma qui trovò solo uomini che la sfruttavano, prima di lasciarsi andare all’alcol e all’eroina. Finì anche in carcere per tentato omicidio, dove scoprì di essere sieropositiva. Cosa che all’epoca era quasi una sentenza".

Fu lì che però conobbe l’ex brigatista Maurizio Iannelli.

"Lui e Giovanni, un ergastolano sardo, con cui visse una specie di amore platonico. Incontri che poi la portarono a scrivere il libro “Princesa” che ispirò De Andrè e Fossati per la canzone che le dedicarono in “Anime salve”".

Perché è importante la sua storia?

"Perché ognuno di noi è alla ricerca di sé stesso, della propria identità".

Era questa la vita delle persone transgender?

"A metà anni 80 ho vissuto nella mia città con tante “princesa”. Venivano sempre sfottute e cacciate. Donne allegre ed estroverse che ritrovavi tempo dopo con gli occhi che sembravano punte di spillo, in preda alla solitudine e all’eroina. La droga ne ha uccisi davvero tanti di quei raggi di sole. Io vorrei che non si pagasse l’obolo della sofferenza per essere quello che si è".

A che punto è oggi la lotta per i diritti Lgbtqi+?

"Ci sono stati passi in avanti, specie nella percezione all’interno della società. Anche se sono passettini da geisha, dove ogni tanto si torna indietro, come sta succedendo con l’ideologia gender e il pensiero che ci sia una specie di lobby gay intenta a convertire il resto del mondo. Quando sento alcuni personaggi fare questi discorsi, mi sembrano sempre come i calciatori in barriera prima di una punizione, che si proteggono il sesso perché hanno paura di essere colpiti dal pallone".

Mi sa che le manca solo di fare la calciatrice, perché per il resto la sua carriera è davvero eterogenea.

"Sono una transgender artistica più che sessuale… Ci provo, scattano degli interruttori. Ma devo credere nei progetti, quello è un aspetto fondamentale".

Il lavoro in Parlamento?

"Un’esperienza formativa. Credo sia stata importante dal punto di vista simbolico. Una trans deputata è stata la dimostrazione che non si era tutte borderline".

Oggi ha perso fiducia nella politica?

"La sto riacquistando. Elly Schlein sta ridando un’identità precisa al Pd. Un buon risultato che si somma a quello ottenuto dalla sinistra di Avs. Quindi mi sta tornando un po’ di passione dopo aver attraversato un lungo deserto".

Cosa considera una priorità?

"La giustizia sociale. È impossibile non pensarci anche di fronte a questo G7 organizzato in un luogo così esclusivo e così fake come Borgo Egnazia, una Disneyland che non ha nulla a che fare con la Puglia. Eppure è lì che si va a parlare del futuro dei migranti o delle vittime civili nei conflitti. Ecco, diciamo che vorrei che la forbice fra i superricchi e i superpoveri fosse un po’ meno ampia".