
Un’immagine di repertorio dei Nomadi
Milano, 26 marzo 2017 - Il manifesto non hanno fatto in tempo a cambiarlo. Così, sul divano rosso dei Nomadi immortalato nella foto che pubblicizza la loro rentrée milanese di stasera al LinearCiak sta ancora seduto Cristiano Turato, voce fino a ieri dell’epopea di “Io vagabondo”. Ma per Beppe Carletti, Cico Falzone, Daniele Campani, Massimo Vecchi, Sergio Reggioli è già tempo di cambiamenti, di nuovi organici, della diciassettesima mutazione genetica da quando, nel 1963, Augusto Daolio e lo stesso Carletti dettero il via all’impresa. Così, da un paio di settimane, davanti al microfono c’è Yuri Cilloni, frontman scelto con la volontà di vincere facile, visto che faceva parte della cover band nomade Lato B. Un quarantaquattrenne che in mezzo alla canzone c’è cresciuto grazie al padre, direttore artistico del celebre Kiwi di Piumazzo, uno dei dancing che hanno fatto la storia della musica emiliana, e ha poi proseguito il cammino alla testa di numerose formazioni in bilico tra le canzoni di Daolio e quelle dei Beatles. A parlarne è lui stesso, affiancato dal nuovo mentore.
Cilloni, perché i Nomadi?
«Per realizzare un sogno. In che altro modo si può chiamare, infatti, l’avventura di passare da una cover band dei Nomadi come i Lato B ai Nomadi stessi? E pensare che il passaggio è stato tutt’altro che traumatico, perché tutti m’hanno accolto subito a braccia aperte, come se facessi parte della famiglia da sempre. E chi se lo scorda questo 2017… prima ho scoperto che il prossimo agosto diventerò padre, poi sono stato chiamato a lavorare con i miei miti».
Carletti, perché Cilloni?
«Tra i cantanti che ho avuto è quello che mi ricorda di più Augusto. Prediamo ‘Io vagabondo’, ad esempio, con Daolio la incisi in re, ma poi tutti quelli venuti dopo di lui me l’hanno cantata in do, un tono sotto. Quando ho sentito Yuri rifarla nella tonalità originale m’è venuta la pelle d’oca. E poi lui è emiliano, quindi ha le accentazioni giuste. Cosa non di poco conto dopo un cantante piemontese come Sacco ed uno veneto quale Turato».
Pro e contro di stare nei Nomadi?
«Tutti i pro possibili e immaginabili. I contro, invece, possono essere rappresentati dalle critiche. Alcuni dicono che faccio l’imitazione di Danilo Sacco, che per me è un gran complimento perché l’ho sempre amato come cantante e quindi ci sta che l’abbia assimilato un po’. Altri, invece, sostengono che i Nomadi, con il mio ingresso, sono diventati una cover band».
Carletti: “Guarda che a me non dispiace mica essere la cover band di me stesso… Un amico m’ha detto che siamo stati dei grandi a scegliere il cantante di una nostra tribute band perché questo manda un messaggio importante a tutti quei ragazzi che si fanno le ossa in gruppi di quel genere, dandogli la speranza di poter vivere un giorno lo stesso sogno”.
Yuri cos’è Augusto per lei?
«Per me è un angelo. Custode. Non ho avuto modo di conoscerlo, ma mio padre diceva che era una persona straordinaria. Anche se non ho studiato da cantante, intendo omaggiarlo ogni sera al meglio delle mie capacità».
Carletti: “Pure Augusto era autodidatta. Essere istintivi è la cosa più importante per emozionare. A Domodossola, la sera del debutto di Cilloni, una fan di vecchia data m’ha abbracciato dicendo: stasera ho risentito Augusto”.